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Intervenendo nel podcast “Por Orejas” di Motorsport, il supertecnico spagnolo del team HRC ha chiacchierato a lungo con i due giornalisti, Uri Puigdemont e Germán García Casanova: Marc Márquez, Bradl, la moto, le gomme, e l’eventuale sostituto temporaneo in questo 2021.
Il suo bilancio della stagione passata è buono, nonostante tutto. Un anno complicato e difficile, prima per il COVID e poi per l’incidente di Jerez che ha fermato il suo pilota. Santi ammette che pensavano di riavere Marc dopo qualche GP, che si sono molto preoccupati per lui e che il cambio di obiettivo è stato traumatico: dalla vittoria puntavano a un posto nella top ten. Ma c’è molto orgoglio nelle sue parole.
“Marc è unico – precisa - ma rappresenta l’eccezione e non la regola; la fortuna di lavorare e vincere con lui è speciale: lui è il capitano e motiva la squadra. Però noi siamo rimasti molto uniti, motivati e positivi in tutto il 2020. Siamo orgogliosi di aver fatto la stagione completa, di aver aiutato Bradl a crescere”.
Santi precisa che Stefan ha continuato a sviluppare la moto nelle prove libere, fa i primi test oggi e li farà anche in Qatar; non era preparato a fare tutta la stagione, ma la squadra lo ha aiutato a finire tra i dieci e sul finale si sono presi delle belle soddisfazioni. In particolare racconta che a Portimão Stefan è caduto rovinosamente nel warm up della domenica e aveva distrutto la moto “come nemmeno Marc”: la squadra è riuscita a ricostruirla in tempi record e Bradl ha potuto chiudere la corsa settimo. Un team molto unito.
“Una stagione strana - ha detto lo spagnolo - con Mir meritatamente campione perché è stato il più costante. Mi hanno sorpreso Viñales, Quartararò e anche Dovizioso: non sono stati all’altezza, è come se, senza la lepre, si siano persi. Erano in grado di fare molto di più”.
La nuova gomma posteriore Michelin è stata il problema? Nel team HRC hanno dovuto intervenire sulla moto, hanno cambiato molte cose, ma non hanno patito gli alti e bassi di altre squadre. Alla domanda che tutti gli appassionati si pongono, cioè che cosa avrebbe fatto Marc con questa gomma, Hernandez risponde pronto:
“Marc è il pilota che sa andare forte anche quando le cose non sono messe al meglio. Nel 2016 avevamo una moto molto (e due volte "molto", n.d.r.) inferiore alle altre, e lui ha tenuto il gas sempre aperto e ha vinto il titolo mondiale”.
Santi non è tanto convincente soltanto quando si parla della moto: la Honda è tagliata su misura per Marc, è una moto troppo difficile? Lui ammette che non sia una moto facile, che è complicata, che non è per tutti; ma assicura che la Honda chiede a loro di lavorare per renderla più versatile. E lo è, come ha fatto vedere anche il minore dei Márquez. E poi nessuna moto da corsa è facile. Marc ci sarà per le prime gare? E se non ce la farà chi potrebbe temporaneamente sostituirlo? Magari Dovi - gli chiedono - che è anche l’unico attualmente libero?
“Non sappiamo se Marc ci sarà - ha concluso Hernandez - noi siamo preparati alla guerra e speriamo di farla con lui. Siamo pronti e carichi. Se non andasse così, mettere in sella Andrea Dovizioso non sarebbe normale: sarebbe più logico proseguire con Stefan Bradl, che ha esperienza e velocità, ha trovato il feeling con la moto, ha capito cosa occorre fare e la sta migliorando”.