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SEPANG – Mai così duro, nemmeno nei giorni di massima polemica con Max Biaggi. Valentino Rossi è entrato a piedi uniti contro l’ex amico (ma lo sono mai stati veramente? Personalmente ho sempre avuto dei dubbi) Marc Marquez per un attacco frontale senza precedenti, che, inevitabilmente, avrà conseguenze anche quando si scenderà in pista.
«Ho rivisto tante volte il GP d’Australia, è stato davvero molto bello e interessante, con non so quanti sorpassi, più di 50 credo (52, NDA). Bello perché c’erano grandi piloti, ma se la gara è stata così combattuta, bisogna chiedere a Marquez (seduto a pochi centimetri mentre Valentino dice queste cose in conferenza stampa, NDA). Durante il GP non mi era perfettamente chiara la situazione, dopo sì, però: ha giocato con noi, voleva far prendere vantaggio a Lorenzo e farmi perdere punti. Direi che è evidente quello che è emerso in Australia: Lorenzo ha un nuovo alleato».
Al suo fianco, Marquez impallidisce, accusa il “colpo basso” inaspettato, prova una replica. «Naturalmente non ho giocato, ho fatto la mia gara: se avessi voluto aiutare Lorenzo non avrei preso tutti quei rischi all’ultimo giro e non l’avrei sorpassato. Non so perché Rossi dice questo».
Fine della polemica? Tutt’altro. Nel dopo conferenza, con i giornalisti italiani, Rossi, se è possibile, rincara la dose.
«In effetti è vero quando dice che non ha giocato con noi: ha giocato proprio con me. E’ abbastanza chiaro, ma è importante che lui sappia che io lo so. Adesso vediamo cosa succede, ma sono abbastanza preoccupato: un conto è giocarsela alla pari con Lorenzo, cercare di batterlo, un altro se bisogna battere anche Marquez, che in Australia non ha tenuto una condotta di gara esemplare, non ha avuto quel “fair play” che un pilota professionista dovrebbe usare in queste situazioni. Così diventa tutto molto più difficile, soprattutto pensando che Marquez può essere molto competitivo anche in queste due gare. Per me è stata una grande delusione, mi è dispiaciuto molto. Era da qualche GP che avevo nasato questa situazione, ma non mi aspettavo che prendesse una posizione così chiara e che corresse in quel modo. Quindi: delusione, dispiacere e anche preoccupazione, perché se ha fatto così a Phillip Island, cercherà di farlo anche qui e a Valencia».
Marquez, però, alla fine ha battuto anche Lorenzo, ma Valentino ha una spiegazione anche per questo e per avvalorare la sua tesi, tira fuori dalla tasca i fogli con tutti i tempi del GP d’Australia.
«In gara mi ero accorto di qualcosa, ma non avevo capito bene, ma se si analizzano i dati si vede che Marquez aveva un passo nettamente più veloce degli altri, ma ha giocato per cercare di far andare via Lorenzo, tenendo me a lottare con Iannone. Forse lui sperava anche che si mettessero in mezzo Pedrosa, Crutchlow, Vinales…: sapeva che le Ducati mi sverniciavano in rettilineo. Tutte le volte che lui provava a passarmi, mi ripassava super aggressivo, ma questo ci sta, poi, però, rallentava, faceva prendere un po’ di vantaggio a Jorge. L’ha fatto tre volte in modo evidente, ma anche in altre occasioni. La sua “sfortuna” è stata che Lorenzo domenica non andava così forte, ma ha tenuto sotto controllo la gara, perché Marc sapeva benissimo che al massimo in tre giri sarebbe andato a riprenderlo. Sperava di tenere me è Iannone lontani e, soprattutto, che si mettessero fra di noi più piloti possibili. Alla fine ce l’ha fatta, è stato bravo: la sua è stata una lucidità abbastanza preoccupante. Secondo me non si fa così. Poi alla fine ha vinto perché a un successo non si rinuncia mai».
Anche sui motivi del presunto comportamento di Marquez, Rossi ha le idee piuttosto chiare.
«Perché preferisce che vinca Lorenzo, per prima cosa perché è arrabbiato con me. E’ una questione personale per quanto successo in Argentina: non l’ha mai detto, ma lui pensa che io l’ho fatto apposta a buttarlo giù. Poi per l’episodio di Assen all’ultima variante: nella sua testa avrei dovuto scomparire, o comunque farmi battere. Adesso lui ce l’ha in quel posto e ragiona come i bambini: non vinco io, ma non vinci nemmeno tu. Per lui il male minore è che vinca Lorenzo. Se lui è veloce, mi sorpassa sempre e si mette in mezzo anche quando non serve, diventa difficile, anche perché lui non ha niente da perdere, io invece sì e devo stare un po’ abbottonato. Mi dispiace, mi fa abbastanza arrabbiare: non avevo pensato che anche Marquez avrebbe potuto essere un ostacolo, speravo di potermela giocare solo con Lorenzo come è giusto che sia».
Rossi, quindi si sente tradito da uno che continua a ripetere – lo ha fatto anche oggi – di essere suo grande tifoso.
«Ma è vero che mi idolatrava? Sarà vero che aveva il mio poster in camera? Mi piacerebbe verificare… Credo che Marquez si confronti sempre con me: mi vuole battere come numero di successi, come titoli mondiali conquistati: se io ne vinco un altro, lui sa che ne deve ottenere un altro per raggiungermi…».
Basta? No. Rossi torna indietro a episodi passati.
«A Laguna Seca, nel 2013, mi volle passare nello stesso punto dove io avevo superato Stoner cinque anni prima: avrebbe potuto tranquillamente passarmi in un altro punto. Quello era già stato un segnale, ma non ci credevo, anche se me lo dicevano. Invece, a pensare male, ci si azzecca sempre…».
La replica di Marquez è decisamente più pacata: lo spagnolo sembra sorpreso, anche se già domenica sera, nella tradizionale festa organizzata a Phillip Island, Rossi gli aveva chiesto «Perché hai aiutato Lorenzo?».
«Non so perché dica questo: io ho vinto e se c’è uno che ha aiutato Lorenzo nell’ultimo giro è stato Iannone. Io faccio la mia gara, penso a me, provo a vincere sempre: Rossi è il numero uno nella psicologia, mette pressione a me, ma lui deve battere in pista Jorge, io non c’entro. Mi sorprende molto che Valentino dica questo, quando io ho sempre dichiarato che lui è il mio idolo, che ho imparato molto da lui, che è il mio punto di riferimento. Si sta giocando un mondiale con un altro pilota, io non mi sto giocando niente se non il terzo posto, che devo difendere da Iannone che sta andando forte. Anche se è Valentino Rossi, evidentemente sente la pressione di giocarsi un titolo all’ultima gara: per me, comunque, rimane il più grande in pista e fuori».