MotoGP, Suzuki e l'evoluzione della GSX-RR

MotoGP, Suzuki e l'evoluzione della GSX-RR
Frankie Carchedi, capotecnico di Joan Mir, racconta la strategia seguita in questi due anni per cambiare una Suzuki MotoGP solo apparentemente rimasta uguale a sé stessa
3 dicembre 2020

Non è mai facile capire quando e quanto evolvano le MotoGP. Al netto di quei momenti di svolta - più o meno rilevante - in cui appaiono nuove soluzioni facilmente visibili dall'esterno come le appendici aerodinamiche (uscite dalla porta e rientrate dalla finestra a fine 2016) o quei sistemi di assistenza alla partenza ora utilizzati anche nelle accelerazioni più lunghe per massimizzare la trazione "geometrica" delle moto, cogliere le piccole variazioni che vengono apportate dalle varie squadre è impresa da tecnici di grande esperienza e sensibilità.

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Da un lato il congelamento allo sviluppo dei motori, dall'altra la comprensibile gelosia delle Case, che ben si guardano dal togliere le carenature alle MotoGP in pubblico se non assolutamente necessario (o ininfluente) fatto sta che è lecito immaginare che salvo qualche scarico o componente della ciclistica, poco cambi nel corso della stagione. Soprattutto, magari, nel caso di una squadra come il team Suzuki, forse la più pragmatica e tecnicamente tradizionalista fra quelle impegnate in MotoGP.

E invece, come si evince dal racconto di Frankie Carchedi - il capotecnico di Joan Mir - si arriva addirittura a evoluzioni che "pesano" per l'80% sul totale della moto nell'arco di una sola stagione. La seconda di due anni in cui, ripensandoci, in effetti la GSX-RR sembra aver fatto quello "scatto" citato dal responsabile tecnico Ken Kawauchi nei due bilanci fatti a fine 2019 e poi a metà stagione 2020.

"Il passo avanti compiuto dalla moto è stato forse più grande di quanto non ci si immagini" ha infatti spiegato Carchedi, entrato nel team Suzuki assieme a Mir a fine 2018. "Anche se non è avvenuto tutto nel volgere di un anno. Avevamo uno specifico programma biennale, iniziato nel 2018 concedendo a Joan sei mesi senza toccare più di tanto la moto, per dargli modo di prendere confidenza con una categoria e un mezzo completamente nuovi nel migliore dei modi durante la sua stagione di debutto."

 

 

Frankie Carchedi e Joan Mir durante il GP del Portogallo
Frankie Carchedi e Joan Mir durante il GP del Portogallo

 

"Dopo questa prima fase abbiamo iniziato invece a lavorare molto sulla moto, cambiando spesso, in maniera tale da fargli capire - e capire anche io per primo, visto che nemmeno io conoscevo la GSX-RR - quali fossero le potenzialità. E poi abbiamo lavorato sulla posizione: nonostante Joan non ci avesse mai chiesto alcuna modifica, ne è rimasto subito piacevolmente colpito. Quindi abbiamo cambiato praticamente tutto, per dargli modo di sfruttare meglio i suoi punti di forza, dall'altezza sella alla posizione dei manubri fino a quella delle pedane. Tutto lo scorso anno lo abbiamo usato per trovare l'assetto base ottimale, e più o meno ci siamo riusciti anche se continuiamo ad effettuare piccoli aggiustamenti. Adesso, Joan dice che in staccata ha un controllo perfetto."

L'inverno ha visto l'arrivo della nuova GSX-RR, arrivata già ai test di Valencia 2019. Una moto con evoluzioni importanti rispetto a quella usata durante l'anno, pur nel segno della continuità che da sempre è la base della strategia Suzuki. "L'approccio Suzuki si basa sempre sul riprendere il lavoro da dove lo avevi lasciato, e la moto che abbiamo ricevuto per i test invernali è nata seguendo questa filosofia. Da lì però abbiamo iniziato a svilupparne ogni aspetto della moto: circa l'80% è stato evoluto."

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