Al di là delle incertezze regolamentari, lo schieramento tecnico della MotoGP è chiaro: la RC213V rimane la moto da battere. La Ducati è in crescita, stabile la Yamaha, più competitive le “Open”, che, di fatto, sostituiscono le vecchie CRT | G. Zamagni
Factory, Open, Factory2, altre sotto categorie: diciamo la verità, dal punto di vista regolamentare è un gran casino, anche perché, a pochi giorni dal via, manca ancora l’ufficializzazione della nuova sottocategoria (la Factory2) nata nelle parole di Carmelo Ezpeleta dopo la scelta della Ducati di correre con una Desmosedici “Open”, ma non ancora ratificata nero su bianco. Al di là di questi – spiacevoli – contrattempi, chiamiamoli così, la “Open” – ricordiamolo ancora una volta: 24 litri anziché 20, 12 motori invece di 5 e non “congelati” tecnicamente, una gomma più morbida a disposizione, test liberi e non limitati – dovrebbe aumentare lo spettacolo, con più moto competitive e, in definitiva, più sorpassi, che poi sono ciò che fanno godere gli appassionati. In attesa del regolamento ufficiale - che comunque, qualunque sarà, non cambia il giudizio complessivo - ecco l’analisi delle moto in pista.
HONDA RC213V: PROBABILMENTE INAVVICINABILE
Per capire la forza della Honda, ecco un aneddoto: pare che in fase di definizione del regolamento dal 2014 in poi, la HRC chiedesse addirittura 19 litri anziché i 20 poi stabiliti (21 litri nel 2013). Se sia vero o no lo sanno solo i diretti interessati, sta di fatto che la RC213V ha sicuramente un grande vantaggio sotto l’aspetto dei consumi e non solo perché un quattro cilindri a “V” ha meno attriti di un quattro in linea (come ha ben spiegato l’ingegnere Giulio Bernardelle nel “DopoGP” condotto da Nico Cereghini). La Honda sembra ancora superiore alla Yamaha («E’ avanti un paio d’anni» secondo Cal Crutchlow) per diversi motivi, oltre ai consumi: il cambio “seamless” è certamente migliore, la potenza da riferimento, l’accelerazione fantastica, la ciclistica garantisce stabilità in frenata. Inoltre – come se non bastasse – a Sepang si è visto come sfrutti meglio le Bridgestone 2014: se sarà così su tutti i tracciati, allora la RC213V diventa certamente inavvicinabile.
Secondo Valentino Rossi, la M1 2014 è migliorata, mentre Jorge Lorenzo sembra meno convinto. Sicuramente, la nuova Yamaha permette a Valentino di essere più efficace in frenata, grazie a una differente distribuzione di peso sull’anteriore e nel complesso la M1 è progredita nel consumo carburante – uno dei punti deboli del 2014 – e nel cambio “seamless”, ancora però non all’altezza di quello della Honda. Come da tradizione, la M1 è una moto equilibrata, senza particolari punti deboli, ma leggermente inferiore qui e là alla Honda: complessivamente, però, la differenza c’è ed è, per il momento, evidente. In Qatar, dove nel 2013 Lorenzo e Rossi fecero primo e secondo, si capirà meglio il livello di competitività della Yamaha.
DUCATI DESMOSEDICI GP14: EVOLUZIONE CONTINUA
E’ la moto che è più progredita durante l’inverno – è ovvio: partendo da molto lontano, è più semplice migliorare – e che, probabilmente, più crescerà durante la stagione. Come era naturale che fosse, a Borgo Panigale hanno optato per la “Open”, ma, come sottolinea Andrea Dovizioso, «i progressi sono stati fatti indipendentemente dal regolamento, in Malesia abbiamo girato forte in configurazione “Factory”» grazie, soprattutto, a una nuova distribuzione dei pesi e a un lavoro più mirato e meno dispersivo rispetto al passato. Al momento, però, la Ducati non è ancora competitiva per il podio, ma potrà inserirsi nelle prime posizioni (diciamo in prima o in seconda fila) in prova e tagliare il traguardo in gara con meno distacco rispetto al passato. Poi, in qualche pista dove ci sono più problemi di consumi e, soprattutto, dove si potrà usare in gara la gomma extra-soffice (uno dei difetti della Desmosedici, però, è quello di consumare eccessivamente gli pneumatici e quindi questa possibilità potrebbe essere molto remota) potrebbe anche ottenere qualche risultato importante. Il Qatar, per esempio, è proprio uno dei tracciati dove il consumo si fa sentire…
YAMAHA M1 “OPEN”: LA MINA VAGANTE
In queste settimane si è parlato soprattutto di Ducati, ma nella categoria “Open” c’è anche la Yamaha M1 del team Forward, a tutti gli effetti una “Factory” Yamaha 2013, con qualche modifica secondaria. Aleix Espargaro è andato fortissimo nei test invernali, tanto che Jorge Lorenzo, guardando quello che riusciva a fare Aleix, avrebbe voluto quanto meno provare questa versione della M1 con 24 litri. Questa Yamaha è sicuramente molto competitiva ed Espargaro la guida benissimo: rimane l’incognita della tenuta alla distanza – secondo i tecnici, il vantaggio elettronico delle “Factory” sotto questo aspetto è grande -, ma la speranza (per lo spettacolo, naturalmente) è che se la possa giocare con le Honda “clienti” di Bautista e Bradl.
HONDA RCV1000R: POCO COMPETITIVA
Ci si aspettava grandi prestazioni dalla Honda in versione “Open”, anche per i tempi – poi rivelatosi non veri – dichiarati a novembre da Shuhei Nakamoto, numero due esecutivo dell’HRC. La realtà, invece, è completamente differente: la RCV1000R, a detta di Nicky Hayden, ha una buona ciclistica, ma non è assolutamente competitiva nel motore. E se non hai potenza, nella MotoGP di oggi, non vai da nessuna parte: sarà difficile vedere nei primi dieci una Honda “Open”.
APRILIA ART: TUTTA DA SCOPRIRE
Pochissimi test per la nuova Aprilia, scesa in pista praticamente per la prima volta in Qatar un paio di settimane fa: a Noale, lo hanno dimostrato in tutti i modi, le moto le sanno fare, ma questa sfida sembra ancora più proibitiva delle altre. La speranza è che riesca a giocarsela quantomeno con le Honda “Open”.
FTR-KAWASAKI: PRESENZA PLEONASTICA
Il motore è potente, la ciclistica non è malvagia, ma il complesso è decisamente poco competitivo: si farà fatica ad accorgersi che c’è.
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