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Alex Crivillè, il primo campione del mondo nella top class per il motociclismo spagnolo, scrive una lettera aperta, su Marca, al campione del mondo MotoGP 2020 Joan Mir. "Un campione del mondo- scrive Alex- non deve essere solo veloce. Ci sono molti piloti veloci, ma pochi campioni del mondo. E Mir, lo sa. Sa da dove viene e, soprattutto, sa dove sta andando".
Il campione del 1999 sembra conoscere molto bene il maiorchino. O almeno di averlo osservato attentamente. "Joan è uno stratega con una mentalità vincente -afferma Alex- e ogni tentativo di combattere in pista può trasformarsi in un incubo per gli altri. E lo fa con naturalezza e con quel sorriso sincero che mostra passeggiando nel paddock, dove è arrivato solo cinque anni fa. Sì, sappiamo che un titolo mondiale non si vince sorridendo, ma sono sicuro che il suo, d'ora in poi, brillerà ancora di più. Mir è la definizione perfetta del pilota del futuro. Un futuro luminoso che è già qui e qui ci resterà a lungo”
Era stato Cristhian Lundberg, il direttore tecnico del team Leopard che lo aveva avviato al titolo mondiale della Moto3 nel 2017, a decretare già domenica scorsa, nel dopogara, che “Joan sarà l’unico pilota della MotoGP che, l’anno prossimo, non sarà sconfitto da Marc Marquez”.
Se queste parole vi sembrano eccessive, ascoltate cosa dice il preparatore fisico e assistente personale che segue Mir da una decina d’anni. Tomàs Comas, 35 anni e maiorchino come Joan, dichiara a El Periodico che era sicuro del risultato 2020 fin dalla prima gara. E glielo diceva pure, facendolo arrabbiare.
“Lo dicevo perché ho visto la sua crescita, la crescita della moto, il comportamento della squadra, la mentalità con cui affrontava ogni fine settimana e perché, certo, l'assenza di Marc Márquez ha chiaramente trasformato questo Mondiale in un'opportunità chissà, forse unica”.
Laureato in educazione fisica, Master in High Performance presso l'INEF di Barcellona ed eccezionale discepolo di Joan Forcades , il preparatore fisico di Rafa Nadal, Comas vive con Mir e la ragazza del pilota.
“Tutti i piloti si allenano molto e sono molto professionali -afferma Tomàs- ma il talento di Joan è straordinario. È una macchina e, soprattutto, ha una capacità di concentrazione rara. Ne parliamo spesso con Alejandra, la sua compagna: Joan deve essere costretto a disconnettersi, a riposare, ad evadere; perché se dipendesse da lui starebbe tutto il giorno a pensare alla sua preparazione, alle prove, alla domenica".
Joan e Tomàs invece si divertono molto e lavorano insieme: tre giorni di allenamento fisico, tre giorni in moto o tecnici, e infine un giorno di riposo. “Ci sono due cose di lui –conclude- che ammiro davvero: sono la sua velocità visiva, perché ha una velocità oculare brutale, e poi una cosa che sulla moto è decisiva. Joan ha una capacità insolita di prendere la decisione giusta, al momento giusto, nel giro di millesimi di secondo”.
Il contratto che lega Mir alla Suzuki è del tipo “a ingaggio variabile”, nel senso che il pilota ha un ingaggio di base e poi una serie di incentivi e premi legati ai risultati da podio e al podio della classifica finale.
Tant’è che Davide Brivio, scherzando, ha detto che la Suzuki farà fatica a trovare le risorse per la prossima stagione dopo aver saldato il premio al suo neo campione del mondo. Cifre precise non ne ha fatte nessuno, e probabilmente l’ingaggio di partenza non doveva essere altissimo, ma sette podi, una vittoria e il titolo devono valere parecchio.
L’unica voce al riguardo arriva -per chi è interessato a queste cose- da uno che ne sa: Paco Sanchez, rappresentante e manager di Mir, ha detto a Motorsport.com che “Adesso Mir diventa uno dei quattro piloti più pagati della MotoGP”. Tra ingaggio e bonus arriverebbe oltre i cinque milioni di euro, si stima.
E’ un bel salto, per un giovane di soli ventitre anni, ma Sanchez aggiunge che Joan è “molto discreto, una persona che fugge dalle eccentricità di alcuni colleghi”. E per marcare la distanza da altri maiorchini, comunica che nel garage di Andorra, dove vive il suo pilota, c’è solo una Audi RS6 e poi un pick-up 4X4 Ford Raptor, veicoli che peraltro Joan non mostra mai sui social perché non è il tipo da esibire le sue cose. Dei suoi guadagni, precisa Sanchez, “il 60 per cento viene investito in proprietà immobiliari, il 20 per cento resta in banca e con il restante 20 per cento si diverte”.