Anche se i titoli sono già stati tutti assegnati, sarà un GP tutt’altro che banale. Per tanti motivi, ma, soprattutto, perché sarà l’ultima possibilità per gli appassionati di moto per vedere in sella Casey Stoner | G. Zamagni
Valencia, atto finale: anche se i titoli sono già stati tutti assegnati, sarà un GP tutt’altro che banale. Per tanti motivi, ma, soprattutto, perché sarà l’ultima possibilità per gli appassionati di moto per vedere in sella Casey Stoner, il pilota più talentuoso dell’era moderna. Basta questo per rendere il 18esimo GP stagionale un GP speciale. Da non perdere, perché se è vero che nessuno è indispensabile, è altrettanto certo che uno come Stoner, capace di guidare in quella maniera lì, non si troverà più. Prima o poi ne arriverà un altro straordinario, magari già il suo sostituto, Marc Marquez, sarà in grado di imprese clamorose, ma Casey, come tutti i fenomeni, rimarrà unico.
Di fenomeni, fortunatamente, in questo periodo ce ne sono tanti – almeno quattro: Lorenzo, Pedrosa, Rossi e Stoner (in rigoroso ordine alfabetico) – e anche questo rende il GP di Valencia per certi versi unico e irripetibile, con tanti motivi di interesse.
Sicuramente il mondiale 2012 non è stato esaltante sotto il profilo dello spettacolo, ma è stato un campionato durissimo e di altissimo livello, vinto, con grande merito – nonostante qualcuno, incredibilmente, sostenga il contrario – da Jorge Lorenzo. Un campione assoluto, capace di una stagione straordinaria e per certi versi irripetibile, perché se quando arrivi al traguardo alla peggio fai secondo, significa che sei stato veramente un grande.
Nella seconda parte della stagione, però, Lorenzo ha dovuto fare il “ragioniere”, accontentandosi di arginare, in qualche modo, la superiorità della Honda e dei suoi piloti. In ballo c’era il mondiale: comportarsi diversamente sarebbe stato tatticamente sbagliatissimo. Adesso che il titolo è vinto, Lorenzo va a Valencia con un solo obiettivo: salire sul gradino più alto del podio. E un successo metterebbe una pietra sopra critiche del tutto ingiustificate.
PEDROSA: PERCHE’ DEVE VINCERE
Tra chi ha criticato Lorenzo c’è anche il suo primo rivale, Dani Pedrosa, che dopo la caduta al secondo giro in Australia, ha ironizzato: “Non ho nulla da rimproverarmi, semplicemente quest’anno non sono stato fortunato come lo è stato Lorenzo”. Insomma, Dani crede che il mondiale di Jorge non sia così meritato e per dimostrarlo ha una sola possibilità: vincere e battere ancora una volta il campione della Yamaha. Ma Pedrosa è “costretto” a trionfare anche per zittire chi sostiene che è un eterno secondo, inferiore a Stoner e che se è arrivato a giocarsi il titolo è solo per l’infortunio di Indianapolis dell’australiano.
STONER: PERCHE’ DEVE VINCERE
Ma Casey Stoner, al suo ultimo GP iridato, non è certo disposto a lasciare spazio ai due rivali spagnoli. Per la verità, Casey ha già centrato il suo obiettivo primario vincendo a Phillip Island, ma non può non sognare di finire la carriera con un successo, per soddisfazione personale (prima di tutto), ma anche per lasciare il tarlo agli avversari che con lui in pista sarebbe diverso. In altre parole, Stoner vuole dimostrare di essere il più forte in assoluto e un eventuale successo ne sarebbe la migliore certificazione.
ROSSI E DOVIZIOSO: PERCHE’ DEVONO FARE BENE
Altri obiettivi, purtroppo, per i due piloti italiani in sella a una MotoGP: Andrea Dovizioso deve cogliere un risultato prestigioso, prima di imbarcarsi nell’avventura più difficile della sua carriera, Valentino Rossi deve provare a finire nel migliore dei modi – o se preferite, nel modo meno peggiore possibile – due anni devastanti, che, in qualche modo, ne hanno minato il mito. Poi, da martedì, si ricomincia da capo.
INCONTRI DECISIVI
Ma l’appuntamento di Valencia è decisivo anche per il futuro della MotoGP, perché ci saranno gli incontri definitivi per decidere i regolamenti del 2014. Da una parte la Dorna e Carmelo Ezpeleta, che vorrebbe introdurre dei correttivi per aumentare lo spettacolo, dall’altra le Case che vogliono una MotoGP super sofisticata per sviluppare la tecnologia da portare poi sulle moto stradali. Un litigio continuo che, fino a oggi, ha fatto il male del motociclismo: speriamo si arrivi al più presto a una soluzione, anche se, è giusto sottolinearlo, è tutt’altro che semplice.
PERCHE’ MANCA SPETTACOLO?
Si dice infatti che le MotoGP siano troppo sofisticate, che ci sia troppa elettronica, che le gomme siano troppo perfette: tutto vero. Ma non è solo per questo che manca lo spettacolo. L’ultimo GP d’Australia ne è la migliore conferma. In Moto3 ha vinto facilmente il neo campione del mondo Sandro Cortese, in Moto2, la superiorità di Pol Espargaro ha annichilito gli avversari, in MotoGP, un Casey Stoner di un altro pianeta ha fatto fare a Lorenzo e Pedrosa la figura dei mediocri. Tre categorie con regolamenti totalmente differenti, ma dal risultato identico: la superiorità di un pilota ha avuto effetti devastanti sullo spettacolo.
Sia chiaro, la Dorna deve intervenire al più presto, perché così non si può più andare avanti e se in un intero campionato si ricorda un solo GP, quello della Rep. Ceca, vuol dire che c’è proprio qualcosa che non funziona. Ma se manca lo spettacolo è anche per colpa di alcuni piloti, troppo più forti degli altri: Rossi, Stoner, Lorenzo, Pedrosa fanno, o hanno fatto una differenza mostruosa, a scapito dei sorpassi e dell’equilibrio. I regolamenti attuali fanno sì che se un pilota, anche uno di questi quattro, ha un vantaggio di solo un paio di decimi al giro, diventa incolmabile in gara, con posizioni e distacchi cristallizzati, ma la componente umana rimane fortunatamente fondamentale. Anche, purtroppo, a scapito dello spettacolo.
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