MotoGP. Valentino Rossi: “La paura è molto importante nel nostro sport”

I temi sono vicini a quelli dell’intervista all’Eicma: Valentino, con la sua originalità, parla della guida al limite, della paura, delle cadute, della sicurezza. E ancora, di passione e talento
2 dicembre 2021

Valentino Rossi, nella troppo breve intervista fatta ad Eicma dopo l’evento “One More Lap” organizzato da Yamaha, parlava delle emozioni in gara, del modo di affrontare i sorpassi, dell’elettronica e delle cadute. La MotoGP è molto cambiata, in queste venti stagioni, e in poche battute il Dottore ha inquadrato i temi con l’abituale freschezza. Oggi ci piace vedere come sa completare il discorso: da un video di Dainese su YT, ecco il Rossi-pensiero sulla paura e sul coraggio, sulla guida al limite, sul talento e sulla passione.

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La paura

Per noi che facciamo uno sport pericoloso la paura è molto importante. Poi secondo me c’è qualcuno che fraintende il termine: dice ho paura… e gli pare che sia un po’ un disonore. Invece la paura è importante per capire il limite. Poi i più bravi sono quelli che riescono ad arrivare sul limite senza mai passare di là o facendolo meno volte degli altri pur arrivandoci molto vicino. La paura è un elemento importante nelle corse di moto perché se vai sempre senza paura… non va bene: certo, hai dei jolly da giocarti, hai dei momenti in cui sei talmente in forma che puoi anche andare oltre; ma se cominci a correre sempre così… è matematico che prima poi succeda qualcosa che non va. Cosa vuol dire osare? Nel nostro sport lo devi fare: devi osare. Ma lo devi fare quando è il momento…”

Le cadute

Per arrivare a un certo livello ogni tanto sbagli e cadi. Io parlo della mia esperienza, con le moto è quasi da una vita che corro: bene, tutte le volte che non ho messo una protezione mi sono sempre fatto male. Sempre. E poi dai e dai… dopo capisci che quando ti fai male il tuo corpo non torna più come prima, cambia sempre, anche se magari la lesione è una cosa piccola. Questo l’ho imparato proprio sulla mia pelle”. 

Quando era piccolo

“Quando avevo 14 o 15 anni (a parte che erano 30 anni fa, erano altri tempi…) io mi ricordo che quando andavo su strada non andavo piano, naturalmente ero già appassionato di ‘fare le corse’. E mi ricordo che in quegli anni il casco era già obbligatorio, però se mettevi il casco in realtà ti sentivi un po’ uno sfigato; quindi ti mettevi il cappello e se era inverno mettevi la papalina figa col pompon, andavi in giro col motorino così. E invece è veramente importante, soprattutto per i ragazzi: quando vai in giro per strada devi stare attento e devi avere sempre le protezioni. Bisogna guardare quello che facciamo noi quando siamo in pista. Andare in moto sulla strada è pericoloso davvero e bisogna sempre mettere le protezioni”.

Passione e talento

Passione e talento sono le cose che fanno la differenza. Lo sport fa benissimo per i bambini, a tutti i livelli. Fa stare meglio fisicamente, ti insegna a vivere. Se poi vuoi arrivare al top ci vuole una grandissima passione, devi amare veramente quello che fai. Devi rinunciare a tante cose, trovare veramente quello che ti piace. Uno secondo me dovrebbe riuscire a capire se ha del talento; poi bisogna fare sacrifici, ci vuole passione e ti deve piacere quello che fai. Quelli che arrivano a certi livelli è perché gli piace, a LeBron piace giocare a pallacanestro, a Messi a giocare a calcio. Così dopo funziona. E’ come uno che ama il suo lavoro: ecco si sveglia la mattina, magari si deve fare il culo, ma gli dà gusto ed è questo che a lungo andare fa la differenza”.

Le protezioni giuste

“Rispetto a venticinque anni fa, quando ho iniziato io, c’è stata una grande evoluzione. Sulle tute, sugli stivali, sui guanti. Prima quando cadevi ti facevi sempre male, oggi se fai una scivolata normale molto probabilmente non ti fai niente. Poi c’è stato l’airbag, quello è stato un bello step. Oggi se dovessi guidare la MotoGP senza l’airbag mi sentirei male. Io credo pure che con le nuove tecnologie e con un po’ di tempo si riuscirà a proteggere il pilota dopo che è caduto. E’ bello vedere dove siamo arrivati e quando sali sulla moto questa consapevolezza ti dà più gusto”.

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