MotoGP. Valentino Rossi: "Nel mio cuore mi sento ancora competitivo"

MotoGP. Valentino Rossi: "Nel mio cuore mi sento ancora competitivo"
Dopo l’annuncio ufficiale dell’accordo con il team Petronas-Yamaha per il 2021, Valentino spiega meglio i dettagli: “A gennaio, Jarvis mi ha voluto incontrare: ho capito che non c’era più posto per me nella squadra ufficiale. Ma abbiamo trovato il modo di continuare: che bello essere in squadra con Morbidelli”
26 settembre 2020

Un anno di contratto, ma con la possibilità teorica di continuare anche nel 2022. Giovedì, alla vigilia del GP della Catalunya, Valentino Rossi aveva già spiegato i punti salienti dell’accordo con il team Petronas-Yamaha, accordo ufficializzato oggi. Adesso, Rossi può entrare di più nel dettaglio.

“Sono molto contento e orgoglioso di questo accordo, perché io voglio continuare a correre. Questa, purtroppo, è una stagione strana: la mia intenzione era capire se ero ancora competitivo, ma abbiamo dovuto decidere prima. Ho parlato con Jarvis, con Yamaha e con Petronas e abbiamo raggiunto questo accordo: voglio ringraziare tutti, perché avrò a disposizione una moto ufficiale a tutti gli effetti. Non cambierà molto rispetto adesso. In una situazione normale, avrei chiesto a Yamaha di aspettare fino al GP d’Italia al Mugello, perché il 2019 è stato complicato, non ero a mio agio con la moto e alla mia età è giusto porsi delle domande, specie quando hai così tanti anni di differenza con tutti gli altri. Ma io mi sentivo di essere ancora competitivo, me lo sentivo nel cuore: cero, non per vincere 10 gare all’anno, come facevo una volta, ma ancora veloce sì”.

 

Quando hai capito che per te non c’era più posto nella squadra ufficiale?

“Verso gennaio, Lin mi ha chiamato e mi ha detto che voleva venire alla VR46. Ho pensato: non è una bella notizia… Ma già dalla Thailandia avevo capito che poteva cambiare qualcosa, perché Vinales ha vinto delle gare e Quartararo ha dimostrato di essere molto veloce. Ma è normale che sia così. “Ma io vorrei continuare” ho detto a Lin e gli ho chiesto la possibilità di avere una M1 ufficiale. Ho provato a mettergli un po’ di pressione… Lui mi ha detto di sì e da quel momento abbiamo iniziato a lavorare per il contratto, fino alla definizione. Credo che con Petronas potrà essere una bella esperienza”.

 

Chi porterai con te?

“Ho lottato per avere con me tutta la mia squadra, per me è sempre stato importante, anche perché dentro al box mi sento come a casa mia. Ma a questo punto della mia carriera non tutto può essere perfetto: con me verranno David Munoz, Matteo Flamigni e Idalio Gavira, mentre, purtroppo, non c’è posto per Alex e Brent”.

 

Che effetto ti fa correre in squadra con Morbidelli?

“Quando abbiamo iniziato l’avventura dell’Academy, non avrei mai pensato di correre con uno dei miei ragazzi, avrei detto che era impossibile. Invece sarò con Franco, che è un ottimo pilota. Credo sarà una bella esperienza”.

 

Si parla di un team VR46 in MotoGP nel 2022.

“Se ci sarà l’occasione di fare un team, magari ci proveremo, perché no con Yamaha… Ne abbiamo parlato anche con Lin, ma è troppo presto: al momento noi siamo strutturati per fare la Moto3 e la Moto2, ma la MotoGP è un’altra cosa”.

 

Perché l’annuncio ufficiale è arrivato solo oggi?

“Avevo già detto in una delle prime gare, non ricordo quale, che al 99% avrei corso con Yamaha nel team Petronas. Da quel momento in poi, per me, non era più un problema, non avevamo alcuna fretta. C’erano tre parti - noi, Yamaha e Petronas - da mettere d’accordo, non è così semplice”.

 

Si può vincere con un team satellite?

“Quando ho debuttato in 500 ero con il team Nastro Azzurro, un team satellite a tutti gli effetti come può essere il team Petronas adesso. Nel 2001 vinsi il mondiale: sono l’unico a esserci riuscito con una squadra non ufficiale. Speriamo sia di buon auspicio… Conosco molto bene il team Petronas, conosco Wilco Zeelmberg, Ramon Forcada, Roger (l’uomo della logistica che ha lavorato per tantissimi anni in Honda): è un po’ come essere a casa.

 

Qual è il segreto di questa eterna giovinezza?

“E’ vero che tanti piloti hanno smesso molto prima della mia età, ma io credo che si possa andare avanti anche a 41 anni. Credo che tutto derivi da mio papà, dal Grazia: mi ha messo molto presto sulla moto, per lui era un piacere farmi stare nelle corse. Credo che tutto dipenda dalla passione: la nostra è una bella vita, ma è anche dura, devi gestire tanta pressione, allenarti sempre più duramente ogni giorno. E’ una vita complicata: quando entri in pista devi essere felice”.

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