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E’ stata una settimana relativamente tranquilla per la MotoGP, ma, come sempre, non sono mancate le notizie interessanti. Tre, in particolare: il cambio di date dei test della MotoGP; un aggiornamento sulle condizioni di Marc Marquez; una risposta-non risposta di Gigi Dall’Igna ad Andrea Dovizioso. Vediamo nel dettaglio.
Dopo che il governo malese ha dichiarato la chiusura del Paese almeno fino agli inizi di febbraio, Dorna e Irta hanno ritenuto che non ci fossero le condizioni per andare a effettuare i tradizionali test in Malesia, programmati dal 14 al 16 per lo “shakedown” e dal 19 al 21 febbraio per i piloti ufficiali. Dopo un incontro con i team manager Dorna e Irta hanno riprogrammato i test, optando per effettuarli solo in Qatar, dove il 28 marzo è in programma il primo GP, al momento confermato. Entro fine gennaio, il Qatar avrà vaccinato tutti i suoi abitanti e dovrebbe essere relativamente “facile” creare un corridoio di entrata per la MotoGP. Per effettuare i test, verrà creata una “bolla” per tutte le persone del paddock, che potranno fare solo il tragitto albergo-circuito e non entrare in contatto con persone esterne. Naturalmente, come avvenuto durante il 2020, ogni singolo individuo dovrà effettuare il tampone e risultare negativo al Covid-19: solo così avrà l’accesso all’autodromo. Ecco nel dettaglio le nuove date dei test della MotoGP.
3-4 marzo: preparazione box e materiale;
5 marzo: “shakedown” solo per I debuttanti in MotoGP e i collaudatori;
6-7 marzo: test MotoGP;
10-12 marzo: test MotoGP.
In definitiva, quindi, i piloti ufficiali effettueranno cinque giorni di test invece dei tradizionali sei, mentre i debuttanti - Enea Bastiani, Luca Marini e Jorge Martin - avranno a disposizione un giorno in più. Così come Lorenzo Savadori, in ballottaggio con Bradley Smith per il posto di pilota a fianco di Aleix Espargaro. Un compromesso accettabile, anche se a Losail, per le condizioni climatiche, non si può provare così proficuamente come si faceva a Sepang e la pista non è così probante per le moto. Ma non dimentichiamo che le novità sono limitate alla ciclistica: in definitiva, girare su un solo circuito non è così negativo come lo sarebbe in una stagione con sviluppo libero.
Per quanto riguarda il calendario della stagione, al momento non c’è nessuno nel paddock che crede che si effettueranno i GP d’Argentina (11 aprile) e degli Stati Uniti (18 aprile): uno dei due sarà probabilmente sostituito dal Portogallo, dove peraltro la situazione Covid è piuttosto critica. Ma per questo, bisognerà aspettare ancora un po’ per avere delle “certezze”.
In settimana è arrivato dallo sponsor - e non dalla HRC: mah… - un aggiornamento sulle condizioni di Marc Marquez.
“L’otto volte campione del mondo - si legge sulla nota ufficiale - è stato visitato sei settimane dopo l’intervento chirurgico eseguito il 3 dicembre per la mancata unione infetta dell’omero destro. In questo periodo è stata confermata un’evoluzione clinica e radiografica soddisfacente. Marc prosegue con il trattamento antibiotico specifico e con il programma di recupero funzionale adatto alla sua situazione clinica”.
Insomma, un comunicato che non dice assolutamente nulla, che non specifica se Marc ha potuto riprendere ad allenarsi, quando il campione spagnolo potrà tornare in pista.
“E’ ancora troppo presto” afferma il responsabile medico della Clinica Mobile, il dottor Michele Zasa, che assicura che il fatto che si sia visto nelle foto Marquez ancora con il tutore al braccio destro “sia assolutamente normale”. Nell’intervista a Moto.it, Zasa non si sbilancia in previsioni (“Non conosco la situazione, non mi piacciono le speculazioni”), ma anche lui pensa sia molto difficile - per non dire impossibile - vedere Marc in sella alla sua Honda RC213V per i test invernali e anche per le prime gare, sempre ammesso che il calendario non subisca degli spostamenti.
In una intervista rilasciata alla Gazzetta, Andrea Dovizioso aveva detto chiaramente come il rapporto con l’ingegnere Dall’Igna fosse compromesso da tempo, accusando il direttore generale di Ducati Corse di aver preso da tempo una decisione sul futuro di Andrea, senza però essere chiaro. E tanto altro. Uscita l’intervista, Moto.it ha subito fatto richiesta per avere la replica di Dall’Igna, che però ha preferito non rilasciare dichiarazioni ufficiali. Anzi, una l’ha rilasciata, a Sky, perché alla tv non si può dire no… In ogni caso, anche ai microfoni di Sky, Gigi non ha detto praticamente nulla.
“Il rapporto con Dovi - sono le parole dell’ingegnere veneto - è stato il più lungo nella storia Ducati, ed entrambi abbiamo dato il massimo per portare a casa il miglior risultato possibile. Non sono i media il posto giusto per affrontare questi discorsi: le storie tra professionisti sono destinate a finire, e naturalmente dispiace quando un collaboratore importante, come un pilota, fa delle critiche nei tuoi confronti. Io le rispetto, le critiche, ho tanti collaboratori e sono abituato ad ascoltarli tutti. Dovizioso è stato un collaboratore importante, ma le collaborazioni sono destinate a finire”.
Ducati, insomma, ha deciso di non entrare in polemica, anche e soprattutto per evitare un continuo “ping pong” di accuse e smentite, contraccuse e controsmentite. Una sola notazione: è la prima volta che un pilota viene definito come un “collaboratore”. Ognuno tragga le sue conclusioni su quanto conta un pilota in Ducati.