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Maverick Viñales, Fabio Quartararò e Valentino Rossi hanno esplicitamente criticato Yamaha per lo sviluppo (o il mancato sviluppo) della M1. Franco Morbidelli non lo ha fatto, ma ha lasciato intendere di aver potuto portare avanti un lavoro differente insieme al suo capotecnico Ramon Forcada, non avendo la moto uguale a quella degli ufficiali.
E’ chiaro, quindi, che nell’ambiente si stia facendo sempre più largo un malcontento non tanto relativo alla M1, ma al modus operandi di Iwata. Tanto che a stemperare il clima è intervenuto Wilco Zeelenberg.
La moto - ha detto - aveva bisogno di una buona velocità massima di 10-15 km/h in più per evitare di essere sorpassati sui rettilinei: ma per ottenere questo risultato, quando non puoi realizzare una nuova moto devi lavorare su altri aspetti. Solo che poi non tutto può essere testato a dovere e, soprattutto, non è stato possibile in questa stagione. La voglia di sviluppare e migliorarsi sempre a volte porta a blocchi perché sorgono problemi imprevisti. Non ci sono colpe e non esiste un atteggiamento pregiudiziale nell’ascoltare i piloti da parte di nessuno.
Il team principal di Petronas ha provato così a dare una spiegazione rispetto a quanto si è visto in questa stagione, attribuendo le colpe, ammesso che ce ne siano, non a Yamaha o ai piloti, ma all’impossibilità di effettuare un adeguato numero di test che consentisse di studiare alla perfezione e nel dettaglio i dati e i riferimenti di ogni singola componente portata poi ai gran premi.