Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Mai così male dopo nove gare in MotoGP: cosa sta succedendo a Valentino Rossi? Dopo un inizio incoraggiante - quinto in Qatar, secondo in Argentina e negli Stati Uniti, sempre miglior pilota Yamaha al traguardo -, Valentino è entrato in crisi e nelle ultime 4 gare della prima parte della stagione la sua involuzione è stata preoccupante, con tre cadute consecutive (una non per colpa sua a Barcellona) e un deludente ottavo posto in Germania. Tutto questo mentre la Yamaha ha ottenuto grandi risultati con Fabio Quartararo (secondo a Montmelò e terzo ad Assen) e, soprattutto, con Maverick Viñales (primo in Olanda e secondo in Germania). Come dire che dal pacchetto M1/pilota/squadra bisogna escludere la variabile moto, almeno per quanto riguarda le ultime gare disputate.
La mancanza di risultati è quindi da attribuire al lavoro di pilota e squadra. Esaminiamo i due elementi singolarmente, iniziando da Valentino. Chi sostiene che Rossi sia ormai troppo vecchio si dimentica - o, più probabilmente, fa solo apposta a non ricordare - che ad aprile, quindi solo tre mesi fa, Valentino si è giocato la vittoria in Texas (leggi tutti gli articoli) fino all’ultima curva. "Se sono vecchio adesso lo ero anche ad Austin" ironizza giustamente il nove volte campione del mondo. L’età, sicuramente, non aiuta, ma in questo caso non è l’aspetto più penalizzante per Rossi, che per dedizione, passione, voglia di vincere (quantomeno di provarci) e cura di ogni particolare è ancora un punto di riferimento. Piuttosto, il problema di Rossi è forse quello di essere troppo sensibile, di cercare continuamente la moto perfetta per trovare fiducia nell’anteriore Michelin, che gli dà poco sostegno. Valentino lavora moltissimo sulla moto, dando l’impressione, a volte, di perdere la direzione senza trovare una vera soluzione. Non a caso, è generalmente molto più efficace in gara che in prova: quando si spegne il semaforo, Rossi non può fare altro che guidare quello che ha. Ma la colpa più grande del pilota è quella di non riuscire a essere veloce nei primi tre turni di prove libere e nel giro secco: in cinque GP su nove è dovuto transitare dalla Q1. Questo è un grande limite nella MotoGP di oggi, e Valentino deve assolutamente cambiare marcia, soprattutto nelle FP3.
Dall’altra parte, Rossi avrebbe bisogno di più sostegno dalla sua squadra. In passato, quando era nettamente più forte di tutti i rivali e faceva una differenza pazzesca, Valentino poteva permettersi di guidare “sopra i problemi”, di fare il “miracolo” della domenica; oggi non è più così: Rossi non ha più un vantaggio da amministrare, e per battere gli avversari deve disporre di una moto a posto. Io credo che la colpa della squadra sia quella di non trovare una base sicura sulla quale lavorare in ogni circuito; inoltre, manca una figura forte in grado di tenere testa all’enorme personalità di Rossi, di “stopparlo”, se necessario, nelle sue richieste sulle eventuali modifiche da fare durante il turno. Anche in questo, Marc Márquez è un riferimento: il rapporto e la fiducia che c’è tra lui e la sua squadra fa la differenza in tantissime situazioni, e tra Marc e il suo capotecnico basta uno sguardo per prendere decisioni immediate, anche nei momenti critici. Valentino pubblicamente continua a difendere i suoi uomini, ma non è completamente soddisfatto, e vorrebbe che qualcosa venisse cambiato. Secondo il nostro ingegner Giulio Bernardelle, dentro al box si sente la mancanza di Luca Cadalora, che rappresentava un riferimento tecnico importante.
Cosa farà Valentino nella seconda parte della stagione, tornerà a essere protagonista? Le possibilità ci sono, anche se in alcune piste è presumibile che la Yamaha soffrirà parecchio. Ma nei tracciati dove la M1 sarà competitiva Rossi potrà essere veloce, come lo è stato nelle primissime gare dell’anno. Maverick Viñales e Fabio Quartararo, senza dimenticare Franco Morbidelli, sono avversari fortissimi, e stare loro davanti non sarà così facile, ma Valentino ha dimostrato anche in questo difficile 2019 di poterci riuscire. Rossi non sale sul gradino più alto del podio da più di due anni (GP Olanda 2017), ma con una moto come piace a lui può interrompere il digiuno. E se non ci dovesse riuscire, smetterà? Io dico di no. Scommettiamo?