Motomondiale: più sicurezza nell’abbigliamento

Motomondiale: più sicurezza nell’abbigliamento
Le modifiche apportate al regolamento per quanto riguarda la dotazione tecnica dei piloti introducono diverse misure per la sicurezza di questi ultimi. Cosa cambia nel dettaglio
18 dicembre 2015

Vi abbiamo parlato delle modifiche regolamentari della MotoGP di qualche giorno fa, lasciando in sospeso il discorso legato all’abbigliamento per mancanza di dettagli. Nel frattempo ci siamo informati un po’, scoprendo il perché e l’entità di queste variazioni regolamentari, che altro non fanno se non andare a sanare una situazione quasi incredibile in termini di… scarsa sicurezza imperante nel Motomondiale.

Di fatto, la massima serie della velocità fino ad oggi non prevedeva obblighi se non quelli imposti dalla Federazione (ovvero l’indossare una tuta di pelle, guanti, stivali e casco) senza però richiedere specifiche minime o prevedere controlli in materia. Per capirci, pare che diversi piloti della Moto3 ancora quest’anno corressero senza paraschiena: una situazione che ha del paradossale, soprattutto in considerazione del fatto che quasi tutte le serie nazionali (CIV compreso) di un certo livello sono ben più avanti in quanto a requisiti in questo senso.

La modifica regolamentare va quindi in due direzioni per quanto riguarda l’abbigliamento –dei caschi parleremo più avanti, ma il lavoro è ad uno stadio assolutamente embrionale. La prima è l’istituzione di nome minime di sicurezza relativamente a materiali e tecniche costruttive (per esempio quelle delle cuciture, o del posizionamento e ritenzione delle protezioni) impiegati nell’abbigliamento tecnico. La base di partenza è naturalmente quella del materiale normalmente in vendita, con l’obiettivo però di arrivare a specifiche di qualità superiore.

La seconda consiste nell’istituzione di un registro di controllo dell’abbigliamento e di una dotazione minima per ciascun pilota. Dalla prima gara del 2016 in avanti, ciascun pilota dovrà disporre di almeno due kit completi (tuta, casco, guanti, stivali e protezioni) che verranno punzonati e registrati in un logbook gestito dai commissari della federazione. In caso di caduta, l’abbigliamento verrà ispezionato e si stabilirà se è possibile continuare ad impiegarlo o se invece è necessario sostituirlo.

In questo secondo caso il pilota dovrà indossare il secondo kit, o non gli verrà permesso di entrare in pista. Nel caso della MotoGP la situazione non era particolarmente deficitaria quanto a sicurezza, ma nelle categorie inferiori pare si sia verificato più volte di vedere piloti di secondo piano entrare in pista con tute, guanti e stivali rattoppati alla bell’e meglio perché avevano finito il materiale o perché magari volevano conservare la tuta intonsa per la gara di domenica, quando le telecamere inquadrano gli sponsor...

La reale novità in questo punto sta nella facoltà che avranno i commissari di impedire l’ingresso in pista a chi non disporrà di abbigliamento ancora in grado di proteggerli in caso di una successiva scivolata. Naturalmente il problema non si verifica per quanto riguarda i piloti di primo piano, quanto per quelli privati ed in forze ai team meno facoltosi, che soprattutto nelle trasferte extraeuropee in certi casi avevano il vizio di risparmiare sul peso del materiale spedito portando il minimo indispensabile. Potete facilmente immaginare cosa succede se alla prima gara del famoso “trittico pacifico” di fine stagione un pilota di questi scivola due volte…

Per quanto riguarda i caschi il lavoro è allo stato embrionale. Al momento ci sono diversi gruppi di lavoro identificati in sede di Comunità Europea al lavoro per creare nuove normative sui caschi racing – ovviamente certificative e non omologative, un po’ come avviene negli USA con la SNELL – sulla falsariga di quanto in vigore per la produzione di serie. I risultati di questo lavoro, però, lo vedremo più avanti.

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