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Per farci un giro in moto, la zona di Alcaniz è perfetta: belle strade, paesini pittoreschi, ottima gastronomia. Il famoso jamon serrano, il prosciutto crudo di montagna, si produce anche lì, nella provincia di Teruel. Il circuito locale, il Motorland Aragon, per quanto isolato e piuttosto difficile da raggiungere è altrettanto bello: modernissimo, disegnato dallo specialista tedesco Tilke, è nato nel 2009 nel segno della tradizione, perché ad Alcaniz si correva su strada fin dal 1963. Gare nazionali, con pochi soldi e tanti piloti su Montesa, Bultaco, Ossa e Derbi. Carmelo Ezpeleta, classe 1946 e oggi boss della Dorna, era uno di quei ragazzi che raggiungevano la “pista” in sella alla loro moto (da Barcellona ad Alcaniz sono 240 km), appiccicavano il numero sul coprifaro e si iscrivevano alla corsa. Qui in Italia erano tanti a fare la stessa cosa negli anni Sessanta, soprattutto nelle numerose gare in salita.
Infilata in calendario nel 2010 come riserva, Aragon è diventata una tappa fissa e molto gradita a tutti i piloti. Il tracciato è bellissimo, tecnico e impegnativo, con diciassette curve, tanti saliscendi e un rettilineo lungo: sui 968 metri la velocità record è della Ducati di Iannone (2015) con 345.8 chilometri orari.
La prima edizione me la ricordo bene, fu una festa per la Ducati: Casey Stoner, che aveva già annunciato il suo passaggio alla Honda, dopo qualche podio conquistò proprio lì la prima vittoria della stagione. E lo fece alla sua maniera, scappando al via e dominando. Secondo fu Pedrosa e sul terzo gradino del podio c’era il rimpianto Nicky Hayden, anche lui sulla Ducati. Da ricordare che sulla rossa con Hyden sarebbe salito dopo pochi mesi Valentino Rossi, che in quella gara finì soltanto sesto per i dolori alla famosa spalla destra, da operare senza indugi. Quell’anno, Stoner avrebbe trionfato anche a Motegi e a Phillip Island, nella sua Australia.
Anche l’edizione del 2014 mi è rimasta in mente, perché fu una delle corse più incredibili della MotoGP, prima combattutissima sull’asciutto e poi rivoluzionata dalla pioggia. Nella prima fase gran duello tra Iannone, in prima fila con la Ducati, e Marquez, però interrotto troppo presto dalla caduta di Andrea. A quel punto si accese la battaglia tra MM, Lorenzo, Pedrosa e Rossi, le Honda contro le Yamaha, ma fu proprio Valentino a volare per non tamponare Dani, riportando un trauma cranico importante. La pista cominciò a bagnarsi al dodicesimo giro, Lorenzo entrò per primo al diciannovesimo, Pedrosa e Marquez insistevano con le slick; Dani cadeva il giro dopo mentre Marquez, imperterrito, continuava a sfidare la sorte con la sua guida acrobatica. Ma a due giri dalla fine ecco il gran volo, che tuttavia non gli impedì di raggiungere il box, cambiare la moto, e raccogliere due punti col tredicesimo posto. Il campione del mondo in carica (e poi anche di quel 2014) meravigliò tutti per il suo incredibile controllo della moto, una dote che tuttora lo qualifica. Quel giorno sul podio, insieme a Lorenzo, anche Aleix Espargaro con la Yamaha e Crutchlow con la Ducati, giudiziosi e premiati.
Una delle caratteristiche di Aragon e non si sa bene perché: il vincitore quasi sempre stacca tutti. Capitò anche nel 2015, con il successo in solitaria di Lorenzo sui duellanti Pedrosa e Rossi, ancora caduto Marquez e soltanto quarti e quinti Iannone e Dovi con le Ducati. E l’anno scorso Marquez ha dominato dopo una pole stratosferica staccando Lorenzo e Rossi, a lungo impegnati in una splendida battaglia a tre con Vinales, mentre la Ducati di Dovizioso (forse lo ricorderete) litigava con le gomme e perdeva posizioni.
Oggi tutto è cambiato. La Ducati ha individuato un setting di base ottimale, soprattutto sull’asciutto, e il box può impostare un lavoro metodico nei turni delle prove libere e definire così i pneumatici giusti per la gara. Non è poco, in una stagione così difficile nell’interpretazione delle Michelin, e poi -come ha sostenuto il nostro ingegner Bernardelle in DopoGP- il motore pare aver trovato una maggiore spinta ai medi regimi, il che migliora la trazione e pure il freno motore in ingresso di curva. Quattro vittorie per Andrea Dovizioso, quattro vittorie per Marc Marquez e perfetta parità in classifica generale. Il binomio Honda/Marquez fa paura, perché anche la RC213V è cresciuta tanto negli ultimi mesi; e se un limite ciclistico ancora c’è, Marc (e soltanto lui) riesce spesso a guidare sopra i problemi con il suo controllo speciale e un gran feeling con le gomme.
A Misano la pioggia ha mischiato le carte e Marc ha dominato, ma anche il Dovi ha dimostrato di saper vincere di forza quando le condizioni sono favorevoli; e poi c’è Vinales che è tornato fortissimo, e c’è pure Rossi che ha deciso di provarci e deciderà sabato se correre o rinunciare. Il campionato del mondo ricomincia ad Aragon.
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