Nico Cereghini: "Al Mugello, delirio e passione"

Nico Cereghini: "Al Mugello, delirio e passione"
Nel paddock una folla urlante insegue i piloti che scappano con lo scooter. In gara poi si corre anche di più. Ma ciò che mi resta è una mezz’ora di pausa dentro uno dei box | N. Cereghini
3 giugno 2014

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Ciao a tutti! Se incrociate il vostro pilota preferito in un una manifestazione pubblica, con un mucchio di gente in giro, e gli volete bene, non chiedetegli di fare una foto insieme. “Solo una!”, lo supplicherete voi, e a lui toccherà di farne altre cento, dopo la vostra, e potrà sganciarsi dai fans soltanto scappando. “Devo andare, scusate!” finirà per gridare a quelli che restano lì con il cellulare in mano, e gli scontenti saranno tanti e magari uno di loro, più deluso degli altri, scriverà una lettera al giornale lamentandosi: “quanta boria in quel pilota –dirà- è scappato via e se n’è fregato di tutto il nostro affetto, c’era anche un bambino che piangeva…”. Ripeto, se volete bene al vostro pilota preferito lasciatelo in pace. La foto, o l’autografo, soltanto quando l’occasione è programmata.

Al Mugello, nel paddock era il solito delirio. La passione è tanta, tutto bello, però i piloti, per pura necessità, saettano con lo scooter dribblando i cellulari. Rischiano loro, rischiano tutti, e quelli che dicono che i piloti di ieri erano migliori di questi dovrebbero mangiarsi la lingua. Un po’ di tregua soltanto nelle ospitality, oppure dentro i box. Ed è nel box del team VR 46 che passo sabato la più bella mezz’ora del fine settimana. Romano Fenati sarà nel motorhome, lì fuori c’è Pecco Bagnaia tutto sorridente, due chiacchiere e poi entro. Rossano Brazzi è un amico da quasi quarant’anni, i suoi ragazzi li conosco da tempi dell’Aprilia, una squadra di tre tecnici superesperti per due moto soltanto. Sono belli rotondi e rilassati, gran pacche sulle spalle, affetto e passione ci accomunano da sempre, sembrano tre giovanotti pieni di speranze, curiosità e buonumore. La moto, in tutte le sue forme, mantiene giovani.

Nel box siamo in cinque e abbiamo una consapevolezza, in comune: la moto, quella autentica, mica è qui

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E poi arriva Vitto Guareschi, il team manager. E non si parla nemmeno del quarto turno delle qualifiche ormai imminente: superfluo, ciascuno farà il suo meglio. Si parla di moto di serie, di belle strade scoperte di recente, di Guzzi, di California 1400, dell’officina Guareschi a Parma, di sparate sul lago di Como insieme ai collaudatori, di quella gara a Daytona e quell’altra ai piani dei Resinelli, di quella volta che siete saliti, tu, tuo fratello e anche tuo padre fin su al passo della Cisa soltanto per fare una foto insieme. La moto è altrove, il cuore si è innamorato della moto nella polvere delle strade, e quelle moto erano largamente imperfette eppure inarrivabili. Poi la moto per noi è diventata un mestiere –una bella fortuna- e siamo tutti qui per conseguenza. E qui è bellissimo, certo, la pista del Mugello è una delle più belle del mondo, e l’adrenalina sale e le emozioni si inseguono. Domani poi sarà ancora più bello con le gare, i duelli, i podi e tutto il resto. Ma qui nel box siamo in cinque e abbiamo una consapevolezza, in comune: la moto, quella autentica, mica è qui.
 

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