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Ciao a tutti! La scelta di Ducati, quella che ha puntato su Andrea Dovizioso per l’immediato futuro in MotoGP, è a parer mio un’ottima scelta. Non la scelta migliore possibile, ma secondo me proprio la scelta perfetta. Avessero puntato davvero su Carl Crutchlow, sarei rimasto deluso.
Non ho mai nascosto il mio giudizio personale sul pilota di Forlì: che ai miei occhi non è non un talento enorme alla Rossi o alla Simoncelli, ma è pur sempre uno molto veloce e consistente; e poi -il che non guasta affatto- una persona piena di qualità: seria, intelligente, razionale, onesta, affidabile. Ducati ha scelto una bella figura, insomma, ma c’è di più. Il Dovi, con la sua guida pulita “alla europea”, o anche alla Valentino se preferite, può davvero portare la Desmosedici alla guidabilità universale e poi alla competitività. Lo so anch’io che il cosiddetto popolo dei Ducatisti chiedeva a gran voce Crutchlow; ma mettere l’inglese sulla rossa soltanto perché nella guida muscolare ricorda Fogarty o Stoner sarebbe stato un altro azzardo, un salto nel buio alla lunga rovinoso. Questa, almeno, è la mia idea.
Perché Stoner è stato un fenomeno, che io stesso, lo ammetto, ho lungamente sottovalutato. Uno che guidava sopra i problemi, uno capace di far volare anche le moto acerbe. Ma questa sua qualità –è ormai l’opinione corrente- alla fine ha fermato lo sviluppo della Desmosedici. Dopo il titolo 2007, arrivato meritatamente ma anche per una serie di elementi favorevoli, si poteva evolvere la moto molto di più, come chiedevano del resto tutti gli altri piloti. Ma le belle prestazioni che Casey ha continuato a sfornare sono bastate alla Ducati, e gli anni sono passati invano.
Dovizioso chiederà le stesse cose che ha chiesto Valentino
Io credo che Dovizioso chiederà le stesse cose che ha chiesto Valentino: più guidabilità, più feeling sull’anteriore, nuovi telai, basta con il sottosterzo, un motore più dolce e soprattutto più compatto. E avrà maggiori chances di Valentino per un semplicissimo motivo: perché adesso c’è Audi, con maggiori risorse tecniche e finanziarie. E poi, a differenza di Rossi che a 33 anni scalpitava per chiudere al meglio la carriera, Andrea ha la pazienza necessaria. Senza contare (e lo metto all’ultimo posto del ragionamento) che il bell’ingaggio gli dà una soddisfazione in più.