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Ciao a tutti! Dopo il blackout di oltre cinque ore delle piattaforme legate a FB, le cose riprendono a funzionare e questa sera alle 18, finalmente, saremo in diretta con il nostro DopoGP. Ieri eravamo già tutti pronti, anche Zam perfettamente connesso, quando abbiamo scoperto che era impossibile avviare il nostro live. Abbiate pazienza.
L’incidente in Moto3, la carambola pazzesca al terzo giro della gara sprint, meriterà certo un approfondimento, stasera. Si è rischiato un altro dramma, questa è la verità dei fatti, e davanti agli occhi sono tornate le immagini delle tragedie che sono costate la vita a tre giovanissimi piloti negli ultimi quattro mesi.
Le piccole monocilindriche che filano tutte incollate ad alta velocità ci avevano molto allarmato già anni fa. Ora gli incidenti diventano sempre più frequenti e non si può parlare soltanto di casualità. Il nostro è uno sport pericoloso e lo sappiamo, il rischio non si può eliminare del tutto e sappiamo anche questo. Ma qui siamo andati ben oltre.
Sono almeno due, ormai è assodato e ne abbiamo parlato anche nel live con il presidente FMI Copioli, le cause del rapido peggioramento della situazione in Moto3: il regolamento tecnico e la guida irresponsabile di molti piloti. E se sul primo punto si può decidere di intervenire anche subito ma per cambiare ci vorrà tempo, sul secondo punto si può agire fin da domani. Anzi si deve.
Quello che serve, almeno dal mio punto di vista, è la severità massima. Siamo già in ritardo, perché nel tempo si è diffusa la propensione alla guida troppo aggressiva. Ma occorre che i giudici, cioè il famoso Steward Panel FIM della MotoGP, cambino rotta avvertendo tutti i piloti che da oggi si cambia. Ne saranno capaci? Questo è il punto e io voglio sperare di sì.
Deniz Oncu si è preso due GP di squalifica per quel taglio in rettilineo che ha causato la caduta di Alcoba e poi la altre. Non è il primo taglio di quel tipo ed è questo il nodo: i numerosi precedenti (con collisioni soltanto sfiorate) sono passati così, senza clamori né sanzioni, lasciando intendere che alla fine questo modo di guidare, che definirei intimidatorio, può anche andar bene.
Due GP di stop sono una punizione adeguata, io credo, ma è tutta la casistica delle infrazioni che deve essere reimpostata. Tutto deve essere sanzionato subito e pesantemente. E non mi riferisco soltanto alle scorrettezze nella guida: anche gli sconfinamenti fuori pista sulle aree di fuga asfaltate devono essere assolutamente scoraggiati.
So che il tema è complesso. Io parto dalla constatazione che non si può tornare indietro ai prati e ai ghiaioni, come del resto concordano i piloti: troppo pericoloso. Bernardelle vorrebbe vernici a diverso grip, e sarebbe l’ideale. Ma allo stato attuale delle cose occorre che le penalità siano proporzionate alla perdita di tempo che il pilota avrebbe pagato sull’ipotetico prato della via di fuga, raddrizzando la moto e poi girando laggiù in fondo.
Jorge Martin, per esempio, è uscito all’esterno nel finale della MotoGP ad Austin? Qualunque sia stata la causa, errore di guida o ragione tecnica… venti o trenta secondi di penalità. Bisogna che il pilota resti in pista e paghi molto cara l’uscita. Lo spagnolo di Pramac si è arrabbiato per quel long lap penalty che gli è costato tre secondi e quattro decimi? Ci fosse stato il prato quanto tempo avrebbe perso? Imperativo: restare nei confini della pista, altrimenti non si risolve nulla.