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Ciao a tutti! Quella benedetta pioggia sul circuito di Silverstone ci ha regalato spettacolo e soddisfazioni. Vedere tre piloti italiani sul podio della MotoGP è stato bello: per i fans di Valentino che ricominciano a sognare il decimo titolo, per gli ammiratori di Petrucci che aspettavano la grande impresa, per i sostenitori del Dovi che soffrivano a vederlo in crisi. Le gare bagnate mi sono sempre piaciute e mi piacciono sempre. Arriverei a dire che in un campionato mondiale si dovrebbero correre, per regolamento e per completezza, almeno tre gare sotto la pioggia.
Anche perché una domenica bagnata come quella britannica può insegnare molte cose anche a chi guida la moto sulla strada. Noi moto-stradisti andiamo molto più adagio di Petrucci e soci, e poi, se possiamo scegliere, con la pioggia ce ne stiamo più volentieri a casa. Però la pioggia può arrivare a tradimento anche se siamo partiti con il sole. Ecco le cinque lezioni di Silverstone 2015.
Il casco di Lorenzo. Quando la visiera abbia dato forfait non lo sappiamo. Magari è successo a metà gara, magari è tattica studiata appena Jorge ha realizzato che la mascherina ci voleva di sicuro. Ecco, noi dobbiamo sapere che il nostro abbigliamento deve essere perfettamente efficiente. È la prima regola: guidare sempre ben coperti, perché quando piove fa anche freddo, poi restando all'asciutto e con la visibilità al top. Casco integrale, ben ventilato, visiera antiappanante. E se possibile la mascherina...
I numeri alla Miller. L'australiano ha esagerato ed è caduto coinvolgendo il compagno di squadra. Potete immaginare cosa significhi cadere sulla strada in mezzo a un gruppo di amici? Anche ammesso che le conseguenze possano essere contenute, non tutti i nostri compagni di viaggio saranno comprensivi come Cal Crutchlow. Dunque niente sfide e niente follie, ma piuttosto un ritmo regolare e curve dolci sulle traiettorie più prevedibili.
La caduta di Marquez. Ci sarà anche stato un freno motore troppo invasivo, però Marc è volato via quando non stava spingendo, dunque per un calo di concentrazione. In quel momento, Rossi aveva rallentato per farsi superare dal rivale. La terza lezione è: mantenere alta l'attenzione in ogni momento della guida, anche perché noi non abbiamo un asfalto tanto abrasivo sotto le ruote. Sulla strada, il rivestimento cambia ogni chilometro e non è quasi mai di buona qualità.
La gomma morbida. I nostri eroi sono partiti tutti con la rain più morbida a disposizione: che sul finale era al limite, ma restava comunque la gomma giusta per le condizioni di gara. La quarta regola: sul bagnato ci vogliono assolutamente gomme buone. Non soltanto per spessore del battistrada e pressione di gonfiaggio, ma soprattutto per la qualità. Se avete dei dubbi sulle vostre coperture, se avete la sensazione di un feeling scarso quando piove, non esitate. Fidatevi della vostra sensibilità e cambiatele con qualcosa di meglio...
La bella guida di Valentino. Quando il gioco si fa difficile, allora emerge quasi sempre la classe e la lucidità del 46. Con Marc alle costole non si è scomposto di un millimetro, con Petrucci alle calcagna non si è lasciato impressionare. La lezione qui è: sul bagnato la moto va guidata con pugno di ferro in guanto di velluto. Rotondi e fluidi, morbidi in tutti gli interventi sui comandi, però decisi e senza inutili correzioni di linea e di velocità.
Potrei cercare altri spunti, ma lascio volentieri un po' di spazio anche a voi lettori. Che mi dite? Per esempio, il Dovi che pattina sulla linea di partenza. La lezione potrebbe essere che sul bagnato ci vuole anche fortuna, ma se ricordo bene Andrea, sabato, era piuttosto incavolato: avere una buona frizione magari aiuta...