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Ciao a tutti! Sembrava naturale ipotizzare Lorenzo sulla Yamaha dopo un biennio alla Ducati, seguendo un percorso già tracciato da Rossi. Semplicemente inimmaginabile vederlo alla HRC di fianco a Marquez. E del resto, chi ancora poteva pensare che Pedrosa potesse appendere domani il casco al chiodo come ormai insistentemente si dice? Va bene, giovedì prossimo magari Dani dichiarerà che sentiva il desiderio di cambiare dopo diciotto stagioni con la Honda (tredici in MotoGP senza il titolo) e ne correrà ancora altre diciotto, ma il punto è che da anni eravamo abituati ai magnifici quattro e adesso salta tutto. Rossi, Lorenzo, Pedrosa e poi Marquez in sostituzione di Stoner. Un quadro dai colori precisi. Poi Lorenzo ha tentato la nuova avventura, si è affacciato Dovizioso e Valentino ha visto le stagioni passare senza titoli. Ma i quattro top rider erano sempre lì a fare da riferimento e orientare anche il mercato. È naturale che adesso ci si senta un po' spiazzati.
Sono sincero: non credo affatto che Jorge Lorenzo, firmando a sorpresa per la Honda, voglia sfidare Marquez a pari moto. È una bella interpretazione, sarebbe una storia affascinante da scrivere, ma non ci credo. Lorenzo è intelligente, ha già sperimentato che gli occorre tanto tempo per adeguarsi a una moto diversa dalla Yamaha: ve lo vedete a guidare alla sua maniera, rotondo e veloce in percorrenza di curva, una moto corta e troppo reattiva come la Honda? E poi lui sa benissimo che Marquez è un campione praticamente imbattibile, che il primo anno le prenderà di sicuro e che il secondo forse pure. A sfidarlo non ci pensa proprio, secondo me. Propendo per una seconda spiegazione, banale ma più concreta: Jorge non aveva alternative valide, tre o quattro milioni l'anno sono pur sempre un bel prendere, ha fatto i suoi conti. Che sono più o meno questi: Marc è il supertalento che fa gola a tutti, a cominciare dalla Ducati; Honda lo ha bloccato, bruciando i tempi, anche per il biennio 2019-2020, ma poi? Poi è facile pensare che il 93 cambierà squadra, per ambizione personale, per denaro, per "cercare nuove motivazioni". E in quel momento Lorenzo diventerà il pilota di punta della Honda e non sarà più un ragazzino d'accordo, ma ha pur sempre otto anni meno di Rossi. Questa, credo, la sua strategia. Dovesse andar male, avrà corso due anni da ufficiale per una casa giapponese, con qualche buon risultato e un bell'ingaggio.
Tornando al quadro dei magnifici quattro e ai loro colori. Valentino, si sa, è il giallo. Facile. Giallo come il sole, come il calore e l'ottimismo. Giallo come i fendinebbia che illuminano la strada quando il meteo è sfavorevole. Marquez per me è il rosso. Rosso come il drappo del toreador che non ha paura di provocare il toro e farsi sfiorare dalle sue corna appuntite, rosso come la zona del fuorigiri. Rosso, ahi ahi, come il cartellino dell'espulsione dalla partita. Pedrosa? Io lo vedo blu: blu come la sua prima moto da corsa in 125 e anche come la profondità del mare. Ho sempre visto Dani come il più profondo tra i piloti in pista, uno riflessivo e capace di trovare le parole giuste anche nei momenti più difficili e dolorosi. Per Lorenzo non so e chiedo l'aiuto dei lettori. Grigio no, colore forse elegante ma piatto; verde magari, come la speranza e però anche come i dollari e non sarei così malevolo. Non so che colore prendere per terminare il quadro e vediamo se avete voi la soluzione.
Nota a margine
Mi accorgo con dispiacere che molti hanno frainteso il senso di questo editoriale. L'intento non era certo quello di disprezzare Lorenzo, anzi, mi aspettavo che si potesse ragionare a livello un po' più elevato senza scadere nella volgarità dell'associazione di Jorge con un colore sicuramente troppo prosaico rispetto al senso dell'articolo. Basta volgarità, grazie.
Nico Cereghini