Nico Cereghini: “Dieci anni dietro… al decimo”

Nico Cereghini: “Dieci anni dietro… al decimo”
L’ultimo titolo di Valentino Rossi risale al 2009: troppo tempo è passato. Ormai Vale ha quarant’anni, è alla sua ventiquattresima stagione: ma il suo impegno resta altissimo e vanta una esperienza unica. Io ci credo. Però tutto è nelle mani di Yamaha
22 gennaio 2019

Ciao a tutti! Brutta tegola per Jorge Lorenzo, l’anno non parte bene per il pilota che lancia la sfida più diretta al campione Márquez. Mi dispiace per lui, mi dispiace un po’ anche per noi se perdiamo un po’ dello spettacolo promesso; poi guardo il calendario e c’è un conteggio che mi spiazza: questa stagione 2019, che per la MotoGP scatterà ufficialmente già il 6 febbraio a Sepang con i primi test, ha un suono amaro per il nostro pilota di punta: l’ultimo titolo mondiale di Valentino Rossi, il nono della carriera, risale addirittura al 2009. Insomma, per il 46 giallo è già il decimo anno di caccia al… decimo. Il gioco di parole è scontato, ma ciò che conta veramente è che per lui sono passati ormai troppi anni senza titoli. E mentre il tempo passa, gli diventerà sempre più difficile fare cifra tonda.


In quel 2009, tanto per ricapitolare, Rossi ebbe la meglio proprio su Lorenzo, il suo compagno di squadra in Yamaha: sei vittorie a quattro, cinque a cinque per i secondi posti in gara, punteggio finale 306 a 261, con Valentino soltanto due volte a secco e Jorge di più, ben quattro volte a zero. Dall’anno successivo la musica sarebbe cambiata, e il maiorchino, conquistato il suo primo titolo della MotoGP nel 2010, in realtà non ha più dovuto subire lo scomodo Dottore, che prima passò alla Ducati per un biennio e poi, tornato nel 2013 in Yamaha, si rivelò meno sicuro e consistente. Rossi in carriera è stato anche fortunato, bisogna ammetterlo, ma a parer mio non lo è stato di sicuro nelle ultime sei stagioni: una volta sceso dalla Desmosedici ha stentato a ritrovare la competitività in sella alla M1, come era forse inevitabile: troppo diverse le due moto e lo abbiamo sperimentato anche di recente; poi ha pagato a caro prezzo il movimentato finale del 2015, proprio nell’anno in cui aveva saputo tornare fortissimo. A distanza di tre anni da quei fatti, immagino che lui stesso si sia mangiato un po’ le dita: con maggior pazienza e diplomazia avrebbe potuto gestire meglio le cose, forse addirittura spegnere il risentimento di Marc Márquez, poi sfociato in quegli episodi plateali e antisportivi. Ma insomma, nessuno è perfetto, neanche un Dottore esperto come Rossi. Che poi nelle ultime tre stagioni ha dovuto subire anche il pesante regresso della Yamaha rispetto alla concorrenza, le inaspettate problematiche tecniche di una moto "mangia gomme", la lentezza di Iwata nel correre ai ripari. Tutta roba imprevedibile.

Ancora oggi, purtroppo, il destino di Valentino e del suo sospirato e sempre più difficile decimo titolo sembrano soprattutto nelle mani di Yamaha. Il dubbio è: i tecnici giapponesi sapranno combinare al meglio il nuovo motore dalla curva meno acuta e l’inedita elettronica con la piattaforma inerziale unica? Speriamo di sì, e voglio credere che tutti i veri sportivi, che siano sostenitori di Rossi oppure no, pensino che il Dottore come minimo si meriti di poter inseguire il suo obiettivo in condizioni di parità tecnica, cioè senza handicap aggiunti. Visto e considerato che la sua parte, lui, continua a farla: che sia ancora lì, sempre ben preparato e profondamente motivato, quasi come ai tempi migliori, se non proprio esattamente come, è stupefacente: dieci giorni dopo la prima giornata dei test di Sepang farà cifra tonda, compirà i quarant’anni, e affronterà la ventiquattresima stagione mondiale! Per avere un chiaro ricordo del suo esordio in 125, nel lontanissimo 1996, bisogna avere almeno trent’anni di età. Rossi è un esempio quasi unico di longevità e di impegno nello sport, e allora il nostro augurio è questo: “Forza Valentino, giocatela bene, e che la Yamaha sia con te!”

 

Nico Rossi
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