Nico Cereghini: “Dietro a Marquez l’ottimo Suppo”

Nico Cereghini: “Dietro a Marquez l’ottimo Suppo”
Tra i manager della MotoGP, Livio è certamente il più bravo. Nessuno meglio di lui sa difendere gli interessi e la tranquillità dei suoi piloti. Qualche volta inventando magnifiche battute | N. Cereghini
7 maggio 2013

Punti chiave


Ciao a tutti! Stanotte ho sognato che riprendevo a correre. Ma al momento giusto, tutti i miei rivali già ben allineati in griglia, mi mancava il casco e addio. Potenza di un’immagine: quella dell’ultima curva di Jerez in MotoGP. Ma dovessi mai ributtarmi nella mischia –e lo dico per scherzo, naturalmente- so bene chi vorrei come manager: Livio Suppo.

Ho avuto qualche battibecco pubblico, in passato con Suppo. L’ho provocato con qualche domanda impertinente di quelle che piacciono a me, e lui non fa sconti: va giù a muso duro. In privato però ci siamo sempre stati simpatici, e abbiamo parlato a lungo, per esempio, della sua passione per la Honda Dominator, un amore di gran lunga precedente al suo incarico in HRC. La Dominator garba a tutti e due. Di Livio mi piace anche la sua rapidità mentale e la capacità di coniare battute fulminanti.

Quando sul bagnato di Jerez, nel 2011, Rossi esagerò un pelo e buttò giù Stoner un attimo prima che anche il Sic si ribaltasse quando era al comando, l’australiano restò a lungo sul posto (Valentino era riuscito a ripartire) applaudendo platealmente i passaggi del 46. E più tardi al box, quando Rossi tentò di scusarsi, Casey lo pugnalò con una frase ad effetto. La ricorderete di sicuro: “La tua ambizione è superiore al tuo talento”. Chi avrebbe mai detto che il giovane Casey avrebbe potuto costruire una espressione così articolata? Io no, e infatti sono propenso a credere che fu proprio Livio Suppo a suggerirla. Non ne ho le prove, ma ne sono abbastanza convinto.

Dovessi mai ributtarmi nella mischia –e lo dico per scherzo, naturalmente- so bene chi vorrei come manager: Livio Suppo

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E così deve essere successo domenica scorsa, subito dopo l’arrivo. Marc Marquez non doveva essere tanto tranquillo, sportellare il campione del mondo non è una cosa che si fa tutti i giorni, Lorenzo era infuriato; oltretutto Marquez non ha l’immagine dell’educanda dopo le stagioni arrembanti in Moto2: e se lo avessero punito? Così, io mi immagino Livio Suppo che avvicina in fretta il suo pilota. Il dialogo è, lo sottolineo, soltanto verosimile.

“Digli che hai studiato alla tivù la manovra di Rossi su Gibernau del 2005, che ti sei ispirato a quella”.
“Ma se allora avevo soltanto dodici anni…! Chi può credere a una panzana così?”
“Non sottilizzare, dammi retta: tu limitati a dire quello che ti ho appena detto e vedrai che funziona. Con Rossi è filato tutto liscio e lo stesso succederà a te”.

E così è andata. Lorenzo ha sbagliato perché ha lasciato non una porta aperta, ma un vero cancello; Marquez ha sbagliato perché per recuperare lo svantaggio ha frenato troppo tardi. E sbagliare, nelle corse, si può. Se ci si mette a punire ogni errore non c’è un pilota che finisca in classifica. L’unico che non ha sbagliato è Livio Suppo. Tanto di cappello e lo dico con ammirazione: il suo compito è ottenere il meglio per il suo pilota. E nessuno oggi lo sa fare meglio di lui.

 

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