Nico Cereghini: "Emozionante la famiglia dentro il box, ma aiuta?"

Nico Cereghini: "Emozionante la famiglia dentro il box, ma aiuta?"
La domenica bella e terribile di Aleix Espargaro a Barcellona rende il pilota dell'Aprilia più reale e più amabile. E certo, l'errore poteva capitare a tutti, però mi chiedo: un pilota professionista può mantenere la necessaria concentrazione quando il coinvolgimento emotivo è forte?
7 giugno 2022

Ciao a tutti! L'errore di Aleix Espargaro a Barcellona domenica scorsa può essere giudicato in modi diversi: per Bernardelle è una cosa inammissibile per un pilota della MotoGP, per lo Zam è invece una di quelle disavventure pasticciate che possono capitare a tutti, tipo dimenticare le chiavi di casa dentro casa e dover chiamare il fabbro.

Ma per Aleix non era un GP come un altro e questa eccezionalità colpisce. I due Espargaro sono di Granollers, Catalogna, a due passi dal circuito del Montmelò. E domenica nel paddock c'era mezzo paese, perché la storia della pista e dei fratelli è strettamente legata. Aleix aveva due anni e Pol era appena nato, quando l'impianto catalano fu inaugurato nel '91. E se da qualche anno i due vivono ad Andorra perché conviene, è pur vero che sono nati e si sono formati a Granollers, hanno fatto le prime corse in zona, sono diventati veri piloti al Montmelò e il paese è orgoglioso di loro: entrambi corrono nel mondiale MotoGP, il massimo! 

Inoltre, Aleix aveva portato nel box la sua famiglia, la moglie e i gemellini di quattro anni Mia e Max, per celebrare un momento personale. Al momento della nascita, che avvenne proprio nei giorni del GP, per Mia erano sorti problemi cardiaci importanti, risolti con due interventi chirurgici dai medici della CorAllFamily. Fu un periodo comprensibilmente difficile e doloroso, per gli Espargaro: con un casco speciale e i suoi affetti al seguito, Aleix ha voluto dedicare il fine settimana a quei medici e alla stessa Mia, che rappresenta "la mia più grande forza".

Tutto questo è molto bello e significativo. Forse non tutti apprezzano fino in fondo l'esibizione delle vicende personali, ma questa modalità è dentro lo spirito del tempo e poi il pubblico riconoscimento sarà stato gratificante per i medici. Ma viene un dubbio: un pilota professionista può restare completamente concentrato sul suo lavoro quando è immerso in un simile coinvolgimento emotivo? Il dubbio c'è, anche se quel tipo di errore è già capitato e probabilmente capiterà ancora.

Un annotazione personale. La prima volta che mio padre venne a seguire di persona una mia gara (la finale decisiva del campionato italiano junior classe 250, anno 1974), io dalla pole partii come un razzo, andai in testa e caddi alla prima curva. Alla Nakagami. E persi il campionato. Mio padre non era certo impallinato per le corse: era un uomo colto, uno studioso, non aveva nemmeno la patente, non mi aveva mai spinto in alcun modo. E fu un uomo molto fortunato, ebbe dieci figli e una famiglia unita e felice. Però io, che cadevo pochissimo, caddi proprio quella volta e non ho molti dubbi. Sentivo che era una gara diversa dalle altre.

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