Nico Cereghini: ”Fenomeni autentici e un po’ meno”

Nico Cereghini: ”Fenomeni autentici e un po’ meno”
Marquez grandissimo davvero ma forse aiutato dalla moto, Lorenzo degnissimo campione ma un po’ ridimensionabile. L’unico talento eccezionale forse è Stoner, e appende il casco al chiodo | N. Cereghini
13 novembre 2012

Punti chiave


Ciao a tutti! La chiusura di stagione, domenica a Valencia, mi ha confermato alcune delle idee qui espresse ma ne ha fatto ballare altre. E’ la bellezza di ogni corsa di moto: l’esito non è mai scontato, le condizioni sono differenti, c’è materia per discutere e questo mi entusiasma ogni volta. Marc Marquez, per esempio. Fenomeno l’abbiamo definito e fenomeno è stato anche in questa sua ultima esibizione in Moto2: relegato in fondo allo schieramento, ha recuperato tutto ed ha trionfato. Però fin dall’inizio dell’anno il suo motore è sembrato un po’ più in forma degli altri, in partenza Marc ha bruciato metà del gruppo in 500 metri di pura accelerazione, e le due cose naturalmente non sono in contraddizione –lui resta fortissimo- però il dubbio c’è: il pilota è leggero, va bene, ma di piccolini ce ne sono altri, la squadra sa lavorare egregiamente su scarico e scatola filtro, ma gli altri team non sono così scarsi; e allora tutta quella cavalleria da dove esce? Dicono che i motori sono estratti a sorte, ma un po’ di mistero resta.

Con Dani così forte, nell’impossibilità di accontentarsi ancora una volta del secondo posto –che avrebbe appannato il suo fresco titolo di campione del mondo- Jorge ha perso la calma ed ha finito per sbagliare

Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese


Poi Jorge Lorenzo. Per me la domenica di Valencia rappresenta il quadro perfetto della sua stagione 2012: unico dei big ad azzeccare la scelta delle gomme slick (per intelligenza, lucidità e convinzione è un fuoriclasse), perfetto nell’approfittare della condizione di vantaggio con la fuga solitaria (ansia ed errori sono quasi sconosciuti per lui); ma incapace di cambiare passo quando Pedrosa si è rivelato più forte del previsto. Questa volta non vale la superiorità della Honda, la moto in quelle condizioni contava poco o niente, come dimostra il quinto posto di Michele Pirro con la CRT. Con Dani così forte, nell’impossibilità di accontentarsi ancora una volta del secondo posto –che avrebbe appannato il suo fresco titolo di campione del mondo- Jorge ha perso la calma ed ha finito per sbagliare. Ha ragione Pedrosa: è grande per lui il rammarico di non averlo messo sotto pressione un po’ prima. Lorenzo resta un campione degnissimo, le sue qualità sono fuori discussione, ma probabilmente non è un fenomeno alla Stoner.

E infine l’australiano. Adesso che appende il casco al chiodo e torna a casa, più pesante mi appare il ritardo con il quale ho saputo riconoscere l’immenso talento di Casey Stoner. Al di là del carattere irascibile o di qualche debolezza è un fenomeno assoluto, un portento di efficacia sulla moto. Sono sincero, per me è stato difficile valutare correttamente le sue imprese con l’illeggibile Ducati: lui solo l’ha sfruttata e pareva un miracolo più che un fatto tecnico, persino in Ducati non sapevano spiegare la questione, e solo quando è montato sulla Honda abbiamo (ed ho) saputo finalmente compararlo e giudicarlo. Meglio tardi che mai, dirà qualcuno. Ed altri aggiungeranno: non eri del tutto obbiettivo, eri sbilanciato “pro-Rossi”. Ma forse sono quelli, sincerità per sincerità, che erano sbilanciati “contro-Rossi”. Comunque sia, grazie Casey!

 

Leggi anche