Nico Cereghini: “Honda premia Lorenzo e non perdona Rossi e Lawson”

Jorge ha fallito, ma HRC onora pubblicamente il suo pilota, sebbene sia già un ex. Per Lawson, per Rossi (e per Biaggi) solo freddezza: magari hanno portato le Honda al trionfo, ma poi hanno osato voltar loro le spalle
17 dicembre 2019

Ciao a tutti! Jorge Lorenzo, che era in vacanza a Bali, è volato a Motegi nel fine settimana per essere premiato dalla Honda. E’ una di quelle tradizioni che in Giappone hanno una importanza rituale: la festa si chiama Honda Thanks Day, e celebra ogni anno i campioni del marchio; con Jorge c’erano anche Toni Bou, Tim Gajser e Takaaki Nakagami. Assente giustificato Marc Márquez, impegnato nella rieducazione dopo l’operazione alla spalla destra

Per Jorge, abbracci e regali da parte dei vertici Honda, il direttore tecnico Takeo Yokoyama in prima fila. E mi viene da considerare che questi giapponesi ci sanno fare davvero, la loro cultura non si imbarbarisce come tante altre, loro sono capaci di mantenere intatte educazione e rispetto. Uno potrebbe pensare che sia soltanto una questione di forma, ma chi li conosce sa che da quelle parti la forma è anche sostanza. I bambini giapponesi puliscono il loro banco di scuola con lo straccio e intanto imparano la disciplina e il rispetto delle cose, un giapponese raffreddato mette la mascherina perché mostrare il naso che cola è sconveniente, ma intanto difende la sanità pubblica. Questo per fare due esempi dei più banali.  Honda non ha rinunciato a ringraziare Jorge Lorenzo anche se ha fallito, e lo ha fatto in pompa magna, come se avesse vinto chissà cosa.

Tutto questo anche se Honda in particolare, si sa, è così orgogliosa delle sue moto da mettere in secondo piano i meriti del pilota. Prima viene il prodotto, però subito dopo c’è il rispetto, che mai viene meno. O quasi mai. Piloti “fedeli” come Spencer, Doohan, Crivillé, Hayden, Gardner, Pedrosa o Stoner, in Honda sono adorati come semidei. Quelli che invece hanno voltato le spalle, o si sono lasciati sfuggire una frase storta, dalla Honda sono trattati con freddezza. Penso a Lawson, Biaggi o Rossi, che per un motivo o per l’altro ancora oggi sono poco amati anche se hanno fatto cose bellissime con le moto Honda.

 

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Di Rossi e Biaggi sappiamo. Il primo voleva maggiore considerazione dopo i primi tre titoli (uno in 500 e due in MotoGP) e osò sfidare la HRC andando a trionfare con la Yamaha nel 2004; il secondo fu boicottato al termine della stagione 2005 senza vittorie con le moto ufficiali. Accadde che Max si lamentò pubblicamente del trattamento ricevuto in HRC, Sito Pons era già pronto a riprenderlo nel suo team, Honda diede il veto, e di fatto costrinse il romano a un anno di stop. Quindi la SBK.

Il caso di Lawson è ancora più emblematico. Dopo il terzo titolo conquistato nell’88 con la YZR 500 del team di Agostini, Eddie scoprì che Ago stava trattando segretamente con Schwantz e aveva già un precontratto in mano, così girò i tacchi e passò clamorosamente alla Honda con Erv Kanemoto. La NSR era piuttosto rozza, ma Lawson era un pilota molto tecnico, seppe affinare la moto e portarla subito al titolo mondiale 1989. Un'impresa così non era mai riuscita a nessuno, e allora perché il californiano l’anno dopo era già tornato su una Yamaha e questa volta nel team Roberts? La ragione ufficiale non si è mai saputa, ma sembra che gli fosse stata promessa in premio e poi negata la 500 del titolo, oltre a una vettura Honda sportiva. Sbattere la porta in faccia alla HRC non fu però una mossa fortunata, per Eddie: dopo una sola stagione in Yamaha, con una serie di brutti incidenti e il titolo al compagno Rainey, Lawson trovò aperta una sola strada, quella verso la Cagiva.

Chi volta le spalle alla Honda non ha vita facile. Per HRC va benissimo un Jorge Lorenzo che fallisce con una moto vincente, ma è intollerabile un campione del mondo che magari con la Honda domina, ma poi osa tradirla. Ma che dico tradirla, è sufficiente snobbarla, ed è guerra aperta.

Nico - Lorenzo premiato da HRC

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