Nico Cereghini: "Il cuore vale almeno quanto la tecnica"

Nico Cereghini: "Il cuore vale almeno quanto la tecnica"
Le Honda hanno un passo superiore, la Ducati va forte sulla pista bagnata, la tecnica spiega quasi tutto. Ma non spiega come ha fatto Crutchlow, ferito, a salire sul podio davanti a Marquez | N. Cereghini
21 maggio 2013

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Ciao a tutti! Bello vedere una gara combattuta come la MotoGP di Le Mans, bello vedere la Ducati del Dovi lì davanti e verificare che non era un fuoco di paglia, che Andrea resisteva e guidava benissimo, molto meglio dello stesso Pedrosa e di Marquez, e si poteva anche vincere. Poi sono cambiate le condizioni, ha smesso di piovere, le traiettorie si sono progressivamente asciugate, la Desmosedici mangia le gomme più delle altre e addio: la numero 4 è stata risucchiata dai più veloci. Bravo Dovizioso anche per la solita onestà nelle dichiarazioni: la Ducati ha più trazione di tutte quando la pista è bagnata davvero, gli dava molta tranquillità nella prima metà di gara; e poi, finite le gomme, ha rischiato anche di volare.

Come ha fatto Rossi al diciottesimo giro quando era quarto, e dopo un bell’avvìo stava cominciando a perdere il passo giusto per il podio. E al di là della delusione, perché non è mai bello vedere un grande campione che finisce gambe all’aria mentre il suo stesso compagno Lorenzo, campione del mondo in carica, nemmeno può battersi e naufraga lontano, mi viene da dire che sopra i problemi tecnici è difficile guidare. Le Mans –sebbene così atipica- ci ha mostrato dove sono le diverse MotoGP e a questo punto, salvo improbabili capovolgimenti, sono le Honda le favorite della stagione.

E’ superiore alla concorrenza, questa Honda 2013. Per potenza e prestazioni, ma anche nella ciclistica, e questa è una novità. Facile per i suoi piloti tenere linee più strette degli altri, correggere le perdite di aderenza del retrotreno, piegare anche sui cordoli, anche su pista sporca, e rientrare in fretta dopo gli eventuali errori di linea. Marquez è un fenomeno, Dani è più in forma che mai, ma onore al merito della HRC, che quando decide che è ora di vincere, che “bisogna” tornare a vincere, mette in campo tutta la sua forza e tanti saluti alla concorrenza. Lo ha fatto nei momenti che contano e lo ha fatto in quasi tutte le discipline, dalla Dakar fino al Trial.

Credo che nello sport, soprattutto nel nostro sport, qualche volta il cuore conti più di tutto. E per “cuore” intendo la grinta, la motivazione, la spinta irrazionale che porta a superare i limiti

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Però qualcosa non torna. Come ha fatto allora Cal Crutchlow, per di più acciaccato, a salire sul podio infilandosi tra le due Honda? L’inglese è forte, non lo scopriamo oggi, ma poco regolare per quell’aggressività che lo portava spesso a sbagliare. Invece nella umida e scura Le Mans è parso ispirato. E alla fine credo che nello sport, soprattutto nel nostro sport, qualche volta il cuore conti più di tutto. E per “cuore” intendo la grinta, la motivazione, la spinta irrazionale che porta a superare i limiti.

Marc che ha saputo rimontare come una furia dopo tanti errori e Cal che dal dolore ha tratto una forza speciale rappresentano l’altro lato della faccenda. Anche questo è un lato fondamentale, non meno “tecnico” del bilanciamento della moto o delle sue prestazioni. Talvolta, per fortuna, capita che qualcuno guidi sopra i problemi. Senza questo “cuore” non avremmo avuto tanti campioni che abbiamo ammirato: da Hailwood a Rainey, da Agostini a Schwantz fino a quel Rossi che oggi Valentino sta faticosamente cercando di ritrovare. E che a Le Mans ha preso purtroppo una brutta botta.

 

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