Nico Cereghini intervista Gigi Dall'Igna: "Come sarà la nuova Ducati"

Nico Cereghini intervista Gigi Dall'Igna: "Come sarà la nuova Ducati"
Intervista esclusiva al direttore generale di Ducati Corse. Tutti gli step dell’evoluzione 2014 e poi la GP del 2015. Top rider? Non è detto che servano | N. Cereghini
6 giugno 2014

Punti chiave

 
Si sono appena concluse le qualifiche al Mugello, Andrea Iannone ha colto uno strepitoso secondo tempo e la prima fila, l’ingegnere Gigi Dall’Igna mi fa salire dentro il truck Ducati alle spalle dei box. Corridoio centrale rosso lucido, quattro postazioni con altrettanti sapienti seduti in silenzio davanti agli schermi; la sala riunioni è in coda, grande tavolo e otto sedie, e adesso è tutta per noi. Il momento è solenne: venti minuti a tu per tu con il direttore generale di Ducati Corse.

Conosco Dall’Igna dal ’92, lui entrava nel reparto corse Aprilia come responsabile motori, Alex Gramigni vinceva il titolo della 125, giusto allora si mettevano le basi per il ciclo vincente di Biaggi e compagnia. Bei tempi, e dopo oltre vent’anni in camicia Aprilia fa sempre un certo effetto vedere Gigi tutto bianco e rosso. Si definisce moderatamente soddisfatto. 


«Abbiamo portato qui un motore leggermente più potente –mi conferma- ma anche un telaio più leggero e con maggiori possibilità di regolazioni; quello precedente era ormai al limite, ed era impossibile testare bilanciamenti diversi».

Gigi Dall'Igna
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Già che siamo in tema, puoi dirmi quali saranno gli step successivi della Desmosedici?
«Subito dopo Barcellona faremo una serie di test di elettronica, importanti perché da lì potremo sviluppare una elettronica più evoluta. Poi prevediamo uno step ciclistico e una nuova carenatura entro l’estate, e infine un telaio ancora diverso per le ultime gare della stagione 2014».

La mia curiosità è però quella di tutti, focalizzata sulla moto del 2015, la Ducati del nuovo corso, quella firmata Dall’Igna e che dovrà segnare la svolta. Per cominciare è interessante sapere a che punto è il lavoro. Con l’aria di volermi dire più di quello che può dire, ma soltanto un pochino, Dall’Igna fa il punto.

«Ci stiamo lavorando, abbiamo individuato esattamente come farla, e questo è stato il primo passo. Il programma è chiaro e prevede la nuova moto in pista per le prime gare del 2015».

Prima di tutto, si può competere con Honda e Yamaha?
«Certamente sì».

Vado direttamente al punto: il motore sarà ancora V90°?
«Non te lo posso dire –si difende subito Gigi- anche perché ancora non l’ho detto a nessuno. Posso soltanto dirti che non credo che sia quello il problema principale della moto…».


Qui mi pare di capire che Dall’Igna non escluda il 90 gradi, e questa sensazione, in mancanza di meglio, vale per me una mezza conferma. E invece il problema principale della moto adesso è?
«L’ingombro generale. Quello va ridotto per ottenere assetti più favorevoli di quelli di oggi, sia in entrata di curva sia nella percorrenza».

Scusa l’ignoranza, ma quello di oggi è ancora il motore portante del progetto originale? Vi portate dietro ancora tutto quel peso superfluo?
«Sì, sostanzialmente è quello».

Insomma, azzardo una fotografia: una moto più compatta, più leggera, motore a V di 90 gradi come del resto quello Honda, nuova aerodinamica, nuovo comportamento dinamico. Posso chiederti chi ha deliberato la nuova moto?
«Il sottoscritto con i primi livelli (i tecnici in cima alla piramide n.d.a.). Uno solo proviene dall’Aprilia, no il nome non te lo voglio fare, e tutti gli altri che erano già in Ducati. Ho trovato un gruppo eccellente –scandisce le parole l’ingegnere- molto superiore alle mie attese sia per le qualità tecniche sia per quelle umane».

E a ottobre, quando sei arrivato in Ducati, eri preoccupato?
«Un po’ sì: ero, tra virgolette, il nemico da molti anni, ci eravamo combattuti fieramente in Superbike, e temevo di trovare un po’ di ostilità o per lo meno diffidenza. Invece qui c’è entusiasmo e motivazione, si fanno le corse con la convinzione che le corse, al marchio, servano davvero…».

Qui Dall’Igna lascia capire che non sia la stessa cosa dappertutto, e vorrei chiedergli qualche parola in più. Dopotutto non è un mistero che il suo divorzio dal gruppo Piaggio sia stato complicato, a suo tempo ci sono arrivati comunicati stampa poco eleganti e poco lusinghieri sul suo conto, si accennava al suo fallimento nella gestione dei due piloti ufficiali nel 2013, e insomma, anche guardando a quello che succede ora all’Aprilia in SBK, trovo che Gigi qualche sassolino dalle scarpe potrebbe anche levarselo, e questa sarebbe l’occasione adatta. Ma lui capisce al volo dove vorrei andare a parare e mi stoppa con un gesto: non è opportuno lasciarsi andare, non è nel suo stile, e mi devo accontentare delle mie sensazioni. Allora passo al budget:

Non bisogna trovare scuse, se falliremo non sarà per una questione di mezzi, e questa –taglia corto- è una motivazione in più per tutti noi


Audi mette sul piatto risorse illimitate?
«Illimitate no, ma quello che serve sì. Non bisogna trovare scuse, se falliremo non sarà per una questione di mezzi, e questa –taglia corto- è una motivazione in più per tutti noi».

Allora passiamo ad altro. Cosa mi dici dei tuoi piloti?
«Sono molto contento della loro velocità. Il Dovi è una certezza, ha confermato tutto ciò che di buono vedevo in lui, ma anche Iannone è molto maturato; lo conoscevo dai tempi della sua 125, è diventato molto bravo sia nei test, dove sa fare un lavoro molto preciso, sia nella velocità. Cade? Neanche tanto, e se cade non è perché si assuma dei rischi eccessivi, ma semplicemente perché non sa ancora gestire certe fasi della gara. Crutchlow infine è stato sfortunato in gara, e non ha ancora potuto mostrare tutte le sue qualità».

Siete alla ricerca di uno dei quattro top rider del momento?
«Si parla con tutti, è giusto farlo (tutti sanno che è stato Lorenzo a farsi avanti e non viceversa n.d.a.). Ma ci sono due considerazioni da fare: primo, per attirare uno di quei quattro occorre avere una moto buona; secondo, una volta che avremo la moto buona potremmo anche scoprire che i piloti pronti per vincere li abbiamo già in casa. L’ho detto, i nostri piloti non mancano di velocità».

Andrea Iannone
Andrea Iannone


A questo punto passo alla SBK, e qui, raccontando a che punto è la Panigale, Gigi descrive molto bene il suo metodo di lavoro.
«Abbiamo fatto alcuni progressi ed altri ne abbiamo in cantiere. Ma bisogna fare un passo alla volta e coordinare bene tutto. Perché se fai un passo troppo grande, magari seguendo un’idea originale che ti pare buona, e il contorno non è ancora a posto, rischi di precipitare indietro. La moto è un insieme di elementi che vanno coordinati con armonia. Dei piloti posso dirti che li conoscevo già e sono contento».

Bene, è il momento di chiudere l’intervista, incombono tutte le riunioni del sabato sera, però mi resta ancora un filo da riannodare. Mi scuso se glielo chiedo, ma c’è una certa confusione in giro sulla sua figura.

Esattamente Gigi Dall’Igna come si definisce: un progettista oppure un manager? Lui non si sottrae.
«Decidi tu. All’Aprilia ho fatto di tutto, dai contratti con i piloti alla gestione commerciale di una squadra e alla direzione del reparto corse; e ho messo la firma su qualche progetto».

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