Nico Cereghini: "La gomma che scappa nel sonno"

Nico Cereghini: "La gomma che scappa nel sonno"
Il Dovi sogna che lo sterzo si chiude e la gara finisce lì. Una volta era la gomma dietro a scappare nel sonno. E che salti facevo nel letto, dopo una 24 Ore! La mente ha delle potenzialità sorprendenti, anche sul risultato sportivo
26 settembre 2017

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Ciao a tutti! Nel corso di un’intervista, ai primi di settembre a Misano, Andrea Dovizioso raccontava di come la notte gli capiti spesso di sognare la perdita dell’avantreno. “E’ l’aspetto più delicato della guida - spiegava il pilota Ducati - e tutte le volte che scendiamo in pista siamo impegnatissimi a cogliere anche i minimi segnali trasmessi dal pneumatico anteriore. La chiusura dello sterzo è la causa di quasi tutte le cadute, ed è normale che quando ci rilassiamo venga fuori tutta questa tensione. Me la sogno spesso, la chiusura dell’avantreno”. “Normale sì - gli ho fatto notare - però ai tempi nostri era il retrotreno che scappava in pista e poi nel sonno. Forse è il segno del cambiamento dei tempi…” Ridendo, Andrea ha commentato che allora anche lui è vecchietto, perché qualche anno fa era effettivamente la gomma dietro a perdere aderenza nei suoi sogni.


Una volta la chiusura dello sterzo non si sapeva nemmeno cosa fosse. I problemi erano concentrati dietro, le potenze salivano anno dopo anno, con un ritmo superiore allo sviluppo dei pneumatici. Sulle 500 a due tempi c’era da temere il momento dell’entrata in coppia, quando la potenza scaricata a terra in un nanosecondo coglieva di sorpresa anche i top rider, lanciandoli negli high side. Sulle grosse quattro tempi l’erogazione non era così appuntita, naturalmente, però c’era tanto peso e poca impronta del pneumatico a terra.


I miei sogni erano agitati soprattutto dopo una 24 Ore con le mille, magari quando si era girato in gran parte con la pioggia. Tutte quelle ore di guida, di giorno e di notte, sempre vicini al limite ma con l'assoluta necessità di non cadere, perchè nell'Endurance ciò che conta è finire la gara... Che salti, poi, nel letto! Più di una volta per notte, sognando appunto che la gomma dietro perdeva aderenza di colpo, mi aprivo di scatto come una molla e mi svegliavo dallo spavento. Ci voleva almeno una settimana per ritrovare la pace. Proverò a chiedere a Niccolò Canepa, che ha appena vinto il Bol d’Or (beato lui), se anche i piloti moderni delle 24 Ore saltano per aria nel sonno dopo la gara.


Potenza della mente. A occhi chiusi si fanno cose sorprendenti. Ricordo che il mio amico milanese Virginio Ferrari, il vice campione del mondo della 500 nel lontano ’79, era uno che faceva della preparazione fisica una religione e sapeva concentrarsi come nessun altro. Sapeva replicare a memoria un giro di pista al Mugello: occhi chiusi, faceva partire il cronometro al passaggio lanciato sul traguardo, poi teneva spalancato il suo gas immaginario, si attaccava ai freni, via cinque marce per la San Donato, piega a destra, poi sinistra /destra, e avanti così fino all’uscita dalla Bucine, e poi terza, quarta, quinta, sesta sul dritto. Clic, cronometro stoppato sotto il cartellone del semaforo e risultato lì da vedere: 2’07"6. Esattamente il tempo del suo miglior giro. Provavo io, mica tanto convinto, e pur essendo molto meno allenato ripetevo effettivamente un tempo vicinissimo al 2’08"1, che era il mio primato di quel momento.


La mente è tutto. Oggi i piloti impegnati nel campionato del mondo sono professionisti autentici, grandi piloti e veri atleti, e sono convinto che sia proprio la condizione mentale a fare quasi sempre la differenza. Andrea Dovizioso è uno di quelli che più si è impegnato, affidandosi ad esperti in ogni campo: il preparatore atletico, il fisioterapista, lo psicologo, appunto; da mesi è seguito da Amedeo Maffei, uno psicologo modenese di grande esperienza che ha lavorato con diversi atleti di spicco e con i giocatori del Bayern. “Da quando, a metà della scorsa stagione, ho conosciuto lui e il metodo che ha studiato per migliorare lo stato psicofisico personale - ha detto Andrea - sono molto cresciuto”. E lo conferma anche Gigi Dall'Igna: il Dovi non è cambiato quest'anno, è cambiato nel finale dell'anno scorso. Mi viene da pensare che tante belle manette, di oggi e di ieri, avrebbero raccolto molto di più se si fossero impegnati a fondo anche sulle tecniche per migliorare concentrazione e motivazione.

Dovizioso - Editoriale Nico
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