Nico Cereghini: "Le gomme che gommano la MotoGP"

Nico Cereghini: "Le gomme che gommano la MotoGP"
Lo speciale DopoGp che abbiamo dedicato all’argomento pneumatici, problematico anche quest’anno, può servire per ampliare le nostre prospettive. Forse Michelin ha un approccio troppo estremo, ma spesso la gomma diventa un alibi per chi non vince
21 dicembre 2020

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Ciao a tutti! Un altro difficile periodo ci attende e anche le feste di Natale che avremmo passato “sereni” se avessimo “fatto i bravi” i primi di novembre, saranno giornate uguali alle altre, per lo più chiusi in casa e con poca compagnia. Ci consola soltanto una cosa: che con la moto, data la stagione, avremmo fatto poca strada. Immagino quanto sarebbe difficile seguire queste incerte e contraddittorie direttive se avessimo davanti qualche bella giornata di primavera, le strade più amate, la moto gommata nuova e tante curve da pennellare.

A proposito di gomme, forse avete seguito il nostro DopoGP Speciale di venerdì sera: processo alle Michelin, con Piero Taramasso che è il responsabile del Motosport per il gommista francese. Se non l’avete fatto, andate sul nostro canale YT dove il video sta macinando migliaia di visualizzazioni anche se l’argomento non è alla portata di tutti. Piero è stimato e apprezzato da tutto il paddock della MotoGP, le sue gomme un po’ meno, ed è molto interessante ascoltarlo: noi non gli abbiamo risparmiato nulla delle criticità “gommistiche” di questi ultimi cinque anni, lui –uomo Michelin dall’89!- non ha mai perso la bussola.

Non c’è lo spazio per riassumere qui tutte le tematiche. Taramasso ha ammesso che in regime di monogomma lo sviluppo è più lento, che l’anteriore attuale non è ancora al top, che la nuova posteriore ha messo in difficoltà certi piloti, che il range di lavoro (pressioni e temperature) delle Michelin è ridottissimo e deve essere ampliato. Ha però sottolineato le soddisfazioni: i record battuti, le 1.500 gomme portate ad ogni GP senza intoppi nonostante il calendario d’emergenza, la durata delle gomme che ha fatto dimenticare le famose “gare di Endurance”. Ora in gara si può spingere dal primo all’ultimo giro e non è poco.

Probabilmente Michelin ha un approccio troppo estremo, ma questa lunga chiacchierata con Piero Taramasso può istillarvi qualche dubbio: forse, parlo anche per me, qualche volta guardiamo le cose con una prospettiva troppo parziale. Per esempio noi amiamo più i piloti delle gomme, e se il “nostro” pilota resta indietro nelle qualifiche, oppure in gara arretra invece di guadagnare posizioni, andiamo subito a sentire se per caso la gomma non si adatta alla sua moto o se magari gli è toccato un pneumatico fallato. 

Visto da Taramasso e da Michelin è parecchio diverso: gomme difettose ne hanno trovate quattro (su diverse migliaia), la Ducati con la gomma nuova è andata forte quasi dappertutto (con i diversi piloti, naturalmente), qualche pilota non è riuscito a cambiare lo stile di guida in funzione del maggior grip al posteriore, non tutte le squadre riescono a trovare il bilanciamento della moto e a seguire correttamente le complesse procedure.  

Forse, ripeto, la Michelin ha un approccio troppo estremo e noi crediamo che rinunciando a qualcosa in termini di prestazioni assolute potrebbe realizzare pneumatici più “facili” da gestire sia per i team sia per i piloti. Ma tant’è, sono scelte comunque rispettabili perché ben si capiscono due cose: che i francesi nella MotoGP si impegnano al massimo e che per le assegnazioni hanno messo a punto un sistema di sorteggio, una vera lotteria, molto convincente. Andate a sentirlo e ve ne renderete conto.

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