Nico Cereghini: “Le MotoGP, eccitanti da guidare?”

Nico Cereghini: “Le MotoGP, eccitanti da guidare?”
Gli appassionati pensano che non lo siano affatto, credono che siano mortificate dall’elettronica e molto meno divertenti delle vecchie 500 a due tempi. Ma non è vero, e se circola questa opinione sballata è colpa delle Case, che…
26 marzo 2019

Ciao a tutti! Mi è sorto un dubbio che vorrei chiarire con voi. Mi pare che la MotoGP sia capace di coinvolgere il pubblico, soprattutto quando le gare sono spettacolari e combattute: però  verifico che come oggetto, intendo come motocicletta, la stessa MotoGP non riesce a scaldare gli appassionati. Provo a spiegarmi meglio. Di sicuro ricordate le 500 a due tempi, quelle che hanno corso dagli anni Settanta fino al 2001 (le ultime nel 2002 insieme alle 990 4T). Ebbene, generalmente le gare dell’epoca non erano combattutissime - anche se non sono mancate le eccezioni - però quelle moto famose sono entrate nel cuore del pubblico e ancora ci restano: da quasi tutti gli appassionati  sono considerate insuperabili per la loro straordinaria miscela di potenza, leggerezza, sibilo e fumo allo scarico. “ Adrenalina pura, quelle erano moto per pochi - si legge dappertutto - difficilissime da guidare ed eccitanti come nessun’altra moto nella storia. Invece – è sempre l’opinione comune - queste MotoGP di oggi sono moto facili per tutti, gli aiuti elettronici e le gomme appiattiscono il livello dei piloti: sono potenti, ma senza nessuna personalità”. 


Vi assicuro che non è vero. Lo dicono tutti i piloti, me lo dice Luca Cadalora. Ci si diverte moltissimo a guidare queste meraviglie da 280-290 cavalli, 157 chili di peso per tutte, e velocità massima vicina ai 350 all’ora (circa 380, se si corresse ancora al Castellet, sui due km del Mistral). Senza le assistenze elettroniche nessun pilota al mondo potrebbe domarle e sopravvivere, questo lo capisce qualsiasi appassionato: ma la loro accelerazione, l’altissima velocità, l’incredibile frenata, gli ingressi in curva e gli angoli di piega di oltre sessanta gradi… sono tutte qualità meravigliose che nessun’altra moto può offrire. Dovi e Márquez se le danno di santa ragione, e poi scendono di sella con un sorriso largo così. Perché a guidare godono.


Se mi avete seguito fino a qui, allora capirete che c’è qualcosa che non va. Eh già, perché mai le vecchie 500 mantengono una fama così grandiosa (persino la mia prima Suzuki RG quattro cilindri in quadrato del 1976, che non arrivava a cento cavalli) e le nuove MotoGP sono così sottovalutate? Per tante ragioni, ma per me – la butto lì - una su tutte: perché le Case nascondono, da anni, tutta la bellezza delle loro moto straordinarie. Non le fanno fotografare a cuore aperto, non le descrivono nelle soluzioni tecniche, non le raccontano nei dettagli e nemmeno le affidano a qualcuno che le sappia raccontare. Tutta questa riservatezza è comprensibile sotto molti punti di vista – ovvio, la competizione è spinta e serratissima - ma secondo me costituisce un gran bel limite. Non ci si può innamorare di qualcosa che non si conosce...


Negli anni Ottanta e Novanta era normale affidare le moto da GP a qualche giornalista selezionato per qualche giro di pista. Ultima esperienza che ricordo quella di Honda, nei primissimi anni della MotoGP. E’ vero, ammetto che raramente abbiamo letto sui giornali specializzati dei pezzi memorabili: per lo più trovavi la ricerca di iperbole, lodi sperticate, aggettivi sempre più roboanti, e devo ammettere che qualche volta è capitato anche a me: magari facevi solo cinque giri di pista, non avevi il tempo di capire davvero la moto, ti affidavi alla fantasia. Ma in certe occasioni avevamo la possibilità di girare a lungo, nel pezzo riuscivamo a infilare informazioni ed emozioni autentiche, e la cosa bella è che sempre, comunque andasse, buono o cattivo che fosse il pilota improvvisato, eravamo in grado di pubblicare una dose di fotografie o di immagini video di grande interesse per i lettori. Un’occhiata a questo video d’epoca – la mia “prova” della Yamaha 500 campione del mondo 1990, girata da Gigi Soldano e passata su Grand Prix di Italia 1- può far capire di cosa si parla. 

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Conclusione? Un appello alle Case coinvolte nella MotoGP: amici, posso capire che abbiate qualche timore ad affidare moto così preziose e così potenti al primo giornalista che capita. Pneumatici e freni, per cominciare, sarebbero un bel problema per chi non sapesse portarli alle temperature minime di esercizio. Ma qualcosa in più si può fare: a fine stagione, quando le moto non vi servono più, prendete un giovane giornalista, un ex-pilota che sappia comunicare emozioni, mettetegli di fianco un tecnico e un operatore, fatelo girare in pista con le vostre MotoGP e poi diffondete il video sul web. Con immagini statiche e di azione, il drone e le camere on board, le note tecniche, le impressioni del tester, i suoni. Noi siamo pronti, e tutti gli appassionati vi ringrazieranno.

Nico MotoGP divertenti