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Ciao a tutti! Il botto spaventoso di Lorenzo a Laguna Seca, sabato mattina, ha richiamato alla memoria i suoi incidenti del 2008; era alla sua prima stagione in MotoGP, salì sul podio nelle prime due gare e vinse la terza con un talento formidabile, poi prese a volare sempre più in alto negli high-side, a corpo morto, fracassandosi sull’asfalto. Ci mise un po’ a riprendere il suo equilibrio, e mi ricorda un po’ il Simoncelli di oggi.
Ma la sua ultima caduta è un’altra cosa. Ci hanno spiegato che è stato un suo errore: dopo aver provato la partenza, come si fa sempre a fine turno, si è dimenticato di scalare almeno una marcia così da attivare di nuovo, in automatico, il controllo di trazione in uscita di curva. Alla prima accelerazione a moto piegata, Jorge ha accelerato tutto ed è volato via sotto la spinta dei 220 o 230 cavalli selvaggi, senza briglie. Dal che si evince che: a) la configurazione elettronica che aiuta il pilota nello scatto al semaforo (tutta la potenza utile senza impennare) è ben diversa da quella che si attiva autonomamente dopo, dalla prima curva in avanti, con il GPS e tutto; b) gli ingegneri sono convinti di poter prevedere ogni evento e invece si sbagliano. Hanno programmato che un pilota parte, poi arriva alla prima staccata e toglie una o più marce, e allora il sistema capisce che adesso è gara e via, con il controllo e il GPS che dosa la potenza metro per metro. Semplice no? Invece gli ingegneri sono bravissimi, tanto di cappello, ma non sono Dio, e farebbero meglio a ricordarselo.
Ritorno a un mio editoriale di tanto tempo fa, giugno 2010: gli specialisti sono indispensabili -che siano ingegneri o medici o economisti- perché soltanto l’approfondimento delle singole tematiche ci fa progredire, ma bisogna stare attenti; credo che abbiano una certa tendenza a dare tutto per scontato, a fidarsi ciecamente della loro specialità; e allora noi vigili. Siate comprensivi se non concordate o se siete ingegneri, deve essere l’età che avanza.
Di buono, tornando al volo di Lorenzo, c’è che lo spagnolo, a differenza di tre anni fa, non si è fatto quasi nulla. Come la maggior parte dei piloti, probabilmente anche lui aveva l’air-bag, dentro la tuta, abbinato al paraschiena e alle varie protezioni. Ecco un’altra applicazione dell’elettronica: Dainese è partito per primo, Alpinestars ha seguito, adesso la FIM ha messo sul tavolo il progetto di un air-bag obbligatorio nelle corse e se ne sta parlando. Morale: teniamo d’occhio gli specialisti ma non demonizziamo l’elettronica. Perché la nostra sicurezza di motociclisti della strada oggi passa da lì, per garantirci di più domani.