Nico Cereghini: “Ma non vedi che è tutto un complotto?”

Nico Cereghini: “Ma non vedi che è tutto un complotto?”
Perché c’è gente che vede complotti dappertutto? Ce lo spiega un esperto come lo scrittore Umberto Eco e ci svela come si distingue un complotto autentico da uno fasullo. Carmelo Ezpeleta adesso è fritto
7 luglio 2015

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Ciao a tutti! Leggevo qualche tempo fa un magnifico articolo dello scrittore Umberto Eco, e il tema era quello dei complotti, quelli veri e quelli fasulli. Con la sua lucida analisi, Eco cominciava ad elencare i complotti veri: quelli della storia antica dall’uccisione di Giulio Cesare in avanti, o gli odierni complotti finanziari; e poi passava ai numerosi falsi. Ecco quello degli americani per costruire in studio lo sbarco sulla luna, o gli ebrei che avrebbero organizzato l’attacco alle torri gemelle, oppure i gesuiti che secondo alcuni hanno commesso mille nefandezze tra le quali l’affondamento del Titanic. E i falsi possono essere identificati facilmente perché quando un complotto è vero, afferma Eco, emerge di sicuro. I segreti non possono durare in eterno, e prima o poi qualcuno dei protagonisti, che di solito sono anche numerosi, parlerà. Se lo sbarco sulla Luna è un falso, perché i Russi – che avevano tutto l’interesse a sputtanare gli USA - se ne sono rimasti zitti? La verità viene sempre a galla: parlerà il chiacchierone che si vanta a letto con l’amante, quello che ci scriverà un libro per far soldi o quell’altro che ricatterà qualcuno dei suoi complici.
 

I falsi complotti non nascono per caso. Sono un modo per accettare una realtà che vogliamo negare, che non accettiamo perché non ci piace. Soltanto costruendo il “cattivo” di turno -di solito una mente diabolica intenta a costruirsi un indebito potere e una segreta ricchezza ai danni della collettività- riusciamo a superare l’empasse. Ecco i disonestissimi americani che sbarcarono sulla luna soltanto nei video girati dentro i teatri di posa, ecco i perfidi ebrei e i gesuiti, ecco i furbi come Carmelo Ezpeleta. Eh sì, perché anche noi abbiamo i nostri complotti, o per lo meno abbiamo chi li teorizza su Internet, anche tra i nostri lettori. Dietro alle vittorie di Lorenzo piuttosto che di Rossi, dietro alla Bridgestone che sceglie le gomme gara per gara, dietro alla direzione corsa che sanziona questo e risparmia quell’altro nessun dubbio: c’è sempre lo stesso disegno, orchestrato e controllato da don Carmelo per tener vivo lo spettacolo quando rischieremmo di addormentarci, per aumentare gli ascolti televisivi, e in definitiva per diventare ancora più ricco e potente di quello che è.
 

Questo sostengono alcuni tra noi. E a tutti quelli che vedono il complotto dietro ogni gara noi diciamo: tranquilli, se avete ragione voi, prima o poi qualcuno certamente parlerà perché di gente coinvolta ce n’è tanta. Dalle case ai team principal, dai gommisti ai meccanici, dai commissari tecnici ai giornalisti televisivi. Quanti saranno? Centinaia e centinaia di persone ed è improbabile che tutti se ne staranno zitti. Parlerà magari Stoner, che non ha ancora vuotato il sacco fino in fondo, o un montatore di gomme Bridgestone finito sul lastrico; canterà Livio Suppo che è così vanitoso, o magari uno dei meccanici HRC per danneggiare Suppo, oppure un giornalista invidioso di Guido Meda, o un’ombrellina sedotta o abbandonata da Carlo Pernat, oppure Jorge Lorenzo quando appenderà il casco al chiodo e non potrà digerire che Valentino sia ancora lì a vincere le corse. Già, perché dietro al complotto c’è di sicuro anche Valentino Rossi. Accettare che sia un fenomeno dà fastidio, molto meglio pensare che sia un genio del male.

 

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