Nico Cereghini: "Ma Rossi e Ducati vogliono la stessa moto?"

Nico Cereghini: "Ma Rossi e Ducati vogliono la stessa moto?"
Si parla di telaio deltabox e adesso anche di motore più compatto: basta con la “elle” di 90°? In Ducati non sembra che siano tutti d’accordo, e voi? Conta più il risultato o la tradizione? | N. Cereghini
20 settembre 2011

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Ciao a tutti! La disastrosa corsa di Valentino ad Aragon e i discorsi fatti dopo la gara, nei box e nello studio di Fuorigiri, mi riportano a un tema che abbiamo già affrontato insieme in passato, voi ed io: la moto che il pilota sogna e quella che la Ducati intende dargli sono la stessa cosa? Ai primi di giugno, quando vi raccontai che Valentino era contento del davanti e insoddisfatto del retrotreno, molti di voi si misero a discutere proprio su questo tema: a definire la Desmosedici deve essere la ricerca del risultato a tutti i costi oppure è necessario rispettare la tradizione del marchio? Il progettista può essere completamente libero di studiare le soluzioni vincenti, dal telaio fino al motore, oppure deve restare dentro il recinto delle scelte tecniche che distinguono le Ducati da strada? Il tema è più attuale che mai, perché a questo punto sembra che si stia discutendo non soltanto intorno a un telaio Deltabox, ma addirittura intorno a un motore di architettura diversa: ora la V compresa tra le due bancate dei cilindri vale 90° (è la famosa “elle” dei bicilindrici Ducati), e invece si penserebbe a un angolo più stretto, per compattare gli ingombri come hanno fatto i concorrenti giapponesi.

 

Filippo Preziosi mi sembra portato verso la massima libertà, motivato a individuare le soluzioni vincenti senza alcun preconcetto

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Ho parlato a lungo con Filippo Preziosi, a Misano. E’ una persona intelligentissima e appassionata, mi sembra portato verso la massima libertà, motivato a individuare le soluzioni vincenti senza alcun preconcetto. E continuo a pensare, come fa lo stesso Valentino, che Preziosi sia un grande tecnico, insomma dubbi sul suo conto non ne ho. Ho ascoltato tanto anche Maurizio Arrivabene, che rappresenta il forte sponsor bianco-rosso ed è molto coinvolto; anche lui vuole soltanto vincere, con Rossi, seguendo Rossi e senza compromessi di nessun tipo. Però ho la sensazione che non tutto fili liscio, che in Ducati si scontrino tuttora i due partiti, pro e contro: marketing e tradizione da una parte, sponsor e tecnici dall’altra. E nel mezzo c’è Valentino che, da grande comunicatore, quando teme che la situazione sia vicina allo stallo mette la parolina giusta nelle interviste per riaprire la discussione.


Fino a qui il quadro che mi sono fatto. E mi piacerebbe sentire la vostra proprio sul tema delle priorità. Cercando di non farci influenzare dalla simpatia o dall’antipatia che si nutre verso il pilota, la Ducati deve inseguire il risultato a tutti i costi o piuttosto deve restare fedele alla sua storia? A giugno prevalse tra voi la teoria che, trattandosi di prototipi, meglio la massima libertà perché quel che conta è soltanto vincere. Ma oggi si parlerebbe anche di ridurre la famosa “elle” Ducati ad una più banale “vi”, sebbene soltanto sulla MotoGP. Mantenete le stesse opinioni?

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