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Ciao a tutti! A bocce ferme, mondiale MotoGP digerito, torno su quanto avevo scritto più di un anno fa, nel novembre 2012, su Marc Marquez. “Ci divertirà: è un pilota che osa, che non si tira indietro, che ragiona non meno di Lorenzo ma che non rinuncia a tirare la zampata”, così dicevo, e poi “Marc alzerà il livello della categoria: già Casey Stoner stava mettendo il sale sulla coda di Lorenzo e Pedrosa, guidando ben oltre i loro limiti; tutti a dire che Stoner era unico, magari non è del tutto vero”.
Ho avuto buona mira, ma non era un pronostico così difficile e naturalmente non sono stato il solo a farlo. Più impegnativo era pensare che avrebbe vinto subito il titolo mondiale, al debutto, come Roberts e ancora meglio di lui, il più giovane di tutti i tempi nella top class del motociclismo. Quello che non avevo colto un anno fa era il fattore più importante: il fattore “C”. E’ assolutamente vero che, almeno in buona parte, ciascuno si costruisce il suo destino; ma è altrettanto vero che senza la fortuna non si va da nessuna parte.
Guardate il mitico Ago. Da ragazzo pensavo che fosse “soprattutto” fortunato. Ero uno di quelli che amano poco il personaggio che vince troppo, e lui –unico pilota ufficiale in 500 per molti anni- non aveva la necessità di dimostrare la sua classe tutte le domeniche. A quei tempi tendevo a dimenticare con quale prepotenza era venuta fuori la sua classe, e non sapevo apprezzare la professionalità e l’impegno, due qualità che ho visto dopo. Giacomo Agostini ha costruito il suo destino con passione e rigore; ma resta a margine un fatto che si può definire storico: lui ha anche avuto una fortuna sfacciata. Per dirne una, correva su piste micidiali, la metà dei suoi rivali è morta in gara contro un muro o un guard-rail, lui andava fortissimo nelle stesse curve, staccava come loro o anche dopo, e ha subìto soltanto due o tre fratture in tutta la carriera. Fortunatamente.
Agostini ha costruito il suo destino, ma ha anche avuto una fortuna sfacciata
Marc mi pare sullo stesso livello. Un volo terribile come quello al Mugello nelle prove del venerdì poteva costargli molto caro; lo ricorderete, staccata sbagliata a 300 all’ora, la ruota davanti sull’erba, interminabile carambola a un metro dal muro e senza toccare né la barriera né la moto. Poi cadeva di nuovo il sabato, volava in terra anche la domenica, ma questo non gli ha impedito di tornare subito sul podio e poi infilare una determinante serie di successi. E qualcuno diceva “facile: Lorenzo e Pedrosa sono ko con le clavicole”, ma il più serio candidato a rompersi le clavicole sembrava lui, almeno sulla carta.
Sono tutti ragionamenti che ho fatto domenica al cimitero di Ceparana, tra tutti i fiori che sono lì dal giorno del funerale di Doriano. “Rombo” aveva talento e classe, per me era più forte di Biaggi e Capirossi con cui battagliava nel 2003; certamente era più pulito di loro, nessuno ricorda una sua manovra men che lecita. Forse non era determinato come Max e Loris nel costruirsi la carriera. E certamente non ha mai avuto un rapporto idilliaco con la Dea Fortuna.