Nico Cereghini: “Márquez da laboratorio”

Nico Cereghini: “Márquez da laboratorio”
Lo farei studiare da una équipe di scienziati, fenomeno in tutto. Spesso sembra guidare disinteressandosi della propria incolumità, domenica scorsa anche di quella altrui
10 aprile 2018

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Ciao a tutti! I veri drammi sono altri, sono per esempio tutti gli incidenti del weekend. Troppi i motociclisti che si sono feriti sulle strade italiane in questi due o tre giorni di bel tempo, qualcuno purtroppo ha perso la vita, le cronache locali sono piene di brutte notizie. Poi c’è stata la MotoGP in Argentina. E bisogna in qualche modo venirne fuori.
 

Ha ragione Zam: Márquez e la Race Direction sono ingiustificabili. Naturalmente alla direzione gara guidata da Mike Webb va concesso che prendere una decisione in pochi secondi non è mai facile, ma i suoi giudici sono lì per quello e se non sono adeguati allora lascino. Trovo che sia stato molto giusto preoccuparsi dell’affollamento in pit lane e dunque ritardare la procedura di partenza; discutibile il vantaggio concesso a Miller sulla griglia; inaccettabile la concessione fatta a Márquez dopo lo spegnimento del motore sulla sua Honda. Il 93 andava spinto subito fuori pista, verso la corsia box, e due cose non hanno funzionato: il commissario di pista (collegato con la direzione corsa), che non è stato così deciso e autorevole, e la direzione stessa, che non ha esposto la bandiera nera a Marc fin dal primo passaggio. Altro che ride through: quello si dà a chi muove la moto con qualche centesimo di anticipo (e magari poi si blocca sulla casella e perde soltanto tempo). E io non penso alla malafede o alla sudditanza psicologica, però credo che gli uomini di Webb abbiano come prima preoccupazione le televisioni, le esigenze della diretta e i palinsesti. Rimandato il via della MotoGP per le esigenze di sicurezza (e qui onore al merito), hanno poi avuto una gran fretta di chiudere la pratica Márquez-motore spento.

Poi c’è il problema di Márquez e delle entrate assassine, quelle che sconfinano con lo speronamento volontario. La zona è piuttosto grigia, lo dite anche voi nei commenti di questo fine settimana, ma Zarco e Márquez hanno troppi precedenti per poterci passare sopra. Anche Rossi ne ha qualcuno su cui si continua a discutere, e in questi giorni lo ha ammesso per primo, ma nei ventidue anni della sua carriera io ne vedo (con un qualche margine di certezza) soltanto due o tre. Márquez, domenica, ha fatto patta in una gara sola, e se giudichi scorretto il suo sorpasso a Espargaró e lo punisci subito, dopo l’entrata su Valentino lo devi senz’altro squalificare perché recidivo.

Certo, Marc Márquez andrebbe studiato in laboratorio. Lo affiderei a una équipe di scienziati, medici, neurologi, psichiatri. Perché e un fenomeno assoluto, nella guida e anche nel resto. Il suo modo di affrontare certi turni di prova sembra rivelare un’assoluta noncuranza circa la propria incolumità, e il suo modo di affrontare certe gare, come questa in Argentina, sembra dire che nutre lo stesso disinteresse anche per l’incolumità altrui. Amorale o soltanto troppo competitivo? Comunque la si pensi, in uno sport pericoloso come il motociclismo non si può concedere tutta questa libertà. La Race Direction ha ancora una possibilità per tornare credibile, anzi due: allineare Márquez in ultima fila alla prossima gara, o tenerlo fermo tout court per somma di bandiere nere non date (due); e poi introdurre una serie di penalizzazioni progressive per tutti gli episodi scorretti, cominciando da quelli dubbi. Tutti i piloti convocati, le cose devono cambiare, massima severità: cartellino giallo, poi rosso, poi fuori.

Marquez da laboratorio
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