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Ciao a tutti! Oggi stesso, martedì 18 e salvo sorprese, uscirà il verdetto del presidente della Federazione Internazionale, Vito Ippolito, che ha voluto convocare in Svizzera Romano Fenati per ascoltarlo e poi mettere la parola fine sulla vicenda. Fenati così saprà se i due GP di squalifica che si è beccato dallo Steward Panel FIM al San Marino saranno ritenuti sufficienti dal numero uno della FIM, oppure se la stessa FIM gli imporrà di star fermo più a lungo. Capite subito che qui c'è qualcosa che non fila del tutto, ma preferisco sorvolare sul possibile contrasto tra strutture della FIM, sorvolare sulla Dorna che alla fine tira i fili di tutto, e sulla Federazione Nazionale che ha ritirato a Fenati una licenza che -a norma di regolamento- per correre il mondiale non è nemmeno obbligatoria. No no, tutto troppo complicato, preferisco limitarmi all'aspetto della pena dopo i fattacci di Misano. Il pilota ascolano è stato fermato con la bandiera nera e poi squalificato per i prossimi due GP di Aragon e di Buriram. Io credo che due GP bastino, che sia la pena giusta, e voglio spiegare perché.
Premetto, a beneficio di chi non mi legge abitualmente, che sono tra quelli che vogliono regole precise e anche severe. In passato io ho corso per passione, per amore della bella guida, andavo a fare la 24 ore di Le Mans anche gratis soltanto per il piacere di farlo, scendevo dalla moto entusiasta se potevo fare una bella battaglia sportiva con un mio rivale e poi diventare amici, anche quando perdevo la sfida. Ho sempre apprezzato il motociclismo romantico, ho venerato i gentiluomini come Mike Hailwood, non sono sospettabile di tollerare l'aggressività spinta, le rivalità accese, i rischi inutili. Non ho mai pensato: "sono ragazzi, vogliono vincere, lasciamoli in pace e che se le diano come vogliono". Quando due piloti fanno scintille la cosa non mi piace affatto. Sono per lo sport disciplinato da regole precise, appunto. Però qui, con Fenati, secondo me si è esagerato.
Va bene, il gesto è stato bruttissimo e fa male al motociclismo. Vero, un atteggiamento del genere, un contatto mai visto in una competizione motociclistica, va stroncato sul nascere. Ma due giornate di squalifica secondo me vanno benissimo, perché il punto è questo: Romano Fenati non aveva la chiara volontà di nuocere, di far cadere l'avversario, lo ha dichiarato lo stesso Stefano Manzi ed è questa la vera questione. Qui c'è stata una brutta intimidazione, un avvertimento da bullo, ma anche un gesto, permettetemi, "misurato". Macché venti bar! Romano non ha forzato la pressione sulla leva dell'avversario, e l'altro pilota non ha veramente rischiato di cadere. È stata una pinzata controllata, come dire minacciosamente "potrei anche farti cadere". Lo ha raccontato in seguito proprio Manzi, l'unico che lo può sapere davvero.
Nel motociclismo ci sono state, a mio avviso, delle azioni scorrette che meritavano lunghe squalifiche o per lo meno una attenta analisi della FIM. Non entro nel merito, non penso ai contatti più o meno fortuiti sui quali si potrebbe discutere all'infinito senza arrivare a una conclusione certa, mi riferisco piuttosto a quei gesti che oltre ogni ragionevole dubbio sono stati concepiti per neutralizzare l'avversario anche a costo di fargli del male. E che magari, per fortuna, si sono risolti senza drammatici incidenti.
Signor presidente Vito Ippolito mi dia retta, io credo che due giornate di squalifica siano una pena sufficiente. Fenati ha un pessimo carattere, nella gara di Moto2 a Misano ha perso il controllo, ha fatto una bruttissima cosa, ma non lapidiamolo: sta già pagando molto e per me merita un'altra possibilità.