Nico Cereghini: “Pedrosa collaudatore? Di più”

Nico Cereghini: “Pedrosa collaudatore? Di più”
Il collaudatore è storicamente quello che macina centinaia di km per consumare motori: lavoro duro e mai abbastanza riconosciuto. Ne ho visti tanti, dei veri eroi, ma Dani farà molto di più
30 ottobre 2018

Ciao a tutti! Dunque Dani Pedrosa sarà il collaudatore della KTM e mi sembra una gran bella mossa per la marca austriaca. Dopo tredici stagioni con HRC e 31 vittorie personali sulla MotoGP più sofisticata e vincente - sette titoli mondiali con Hayden, Stoner e Márquez nello stesso periodo - lo spagnolo sarà molto prezioso: è un pilota veloce, e soprattutto una miniera di informazioni su come si costruisce una moto intorno al motore V4. Sarà interessante misurare i progressi del bombardone arancio nel 2019, e per il momento io vorrei occuparmi di una questione laterale, ma non banale: il termine "collaudatore".


Si è sempre fatto un gran casotto su chi fa cosa. Per noi che abbiamo vissuto un po’ di storia, il collaudatore era colui che lavorava in fabbrica, prendeva una moto destinata alla prossima produzione, un prototipo o una pre-serie, e si sciroppava centinaia di km al giorno. Quando rientrava indenne (e qualche volta tornava acciaccato o purtroppo non tornava del tutto…), l’ingegnere faceva aprire il motore e ne controllava le usure. Per inciso, al collaudatore raramente veniva richiesto un vero report: perché tanto poi era quasi sempre l’ufficio acquisti che faceva le scelte, in base ai costi. Quei ragazzi erano pagati come un operaio ed erano i nostri eroi, però, provati nel fisico e mortificati nell’anima; qualche volta i collaudatori storici che conoscevo io –  della MV, dell’Aermacchi, della Gilera e della Guzzi - ne avevano abbastanza; e soprattutto d’inverno si ritrovavano a Milano in via Lombardini, zona Navigli, per giocare a carte nel negozio di Angelo Menani. Le moto restavano sui cavalletti, i cavi dei contakm giravano collegati a qualche macchina utensile in officina per totalizzare almeno la metà dei 500 chilometri quotidiani, e intanto loro, che erano tutti amici, andavano a pranzo dal Bolognese (maccheroni al ragù e cotoletta) e poi giocavano a scopa. Forse quelle partite a carte non avranno giovato alla nostra industria, ma direi che se proprio volete cercare i colpevoli della successiva disfatta nazionale dovreste puntare più in alto.


In seguito fummo definiti collaudatori anche noi che facevamo le prove su strada delle nuove moto per le riviste specializzate. “Come si fa a diventare un collaudatore come te?” mi chiedevano gli appassionati. Ma la risposta non c’era, solo fortuna, e poi il termine era del tutto improprio. Molto meglio tester, come si usa adesso.


Per Pedrosa, a questo punto, propongo di usare la definizione “sviluppatore”. Non è uno che fa cinquecento chilometri tutti i giorni come quelli del clan di Menani: qualche volta sì, girerà in pista tutto il giorno fino a consumare i guanti, ma gli risparmieranno le maratone. Lui sarà una specie di piattaforma inerziale vivente. La sua sensibilità e la sua esperienza rappresentano un tesoro per KTM. E allora mi unisco a tutti quelli che apprezzano l’operazione. Buon lavoro, grande Dani!

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