Nico Cereghini: “Piloti viziati in MotoGP?”

Nico Cereghini: “Piloti viziati in MotoGP?”
Una volta si correva in due classi e le gare erano pure più lunghe. Quelli sì che erano piloti tosti, mi dice qualcuno, non come Rossi e soci che fanno una gara sola e la finiscono cotti! Errore…
16 maggio 2017

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Ciao a tutti! Domenica mattina ero in Liguria, un bel raduno per ricordare Giancarlo Daneu, pilota e giornalista, molto apprezzato ed amato, scomparso purtroppo pochi mesi fa. E sapete cosa succede quando si incontrano tanti motociclisti un po’ stagionati: c’è chi rimpiange le MV, chi ricorda bene Saarinen, chi conosce Gianni Burlando (che belìn sta a Genova), chi pensa che Lucchinelli era più forte di Agostini, anche chi mi ha visto correre. I giovani stanno ad ascoltare, tirano fuori giustamente Rossi e Marquez, il confronto si accende. Meglio ieri, meglio oggi, sono più forti i piloti attuali o quelli antichi? E io do per certe due cose soltanto: primo, la nostalgia spinge gli anziani a sopravvalutare il passato, dunque bisogna fargli un po’ di tara; secondo, i confronti tra periodi diversi sono di solito considerati tempo perso. Eppure mi piace farli, sarà perché ho vissuto le due epoche, sarà perché vengono fuori spesso cose interessanti.


Per esempio la storia delle due classi. Chi ha vissuto quegli anni del doppio impegno (talvolta addirittura triplo), fa due conti e sostiene che un pilota come Agostini, tra prove e gare, in un fine settimana faceva più di mille chilometri su piste pericolose e molto impegnative. Bisogna ricordare che si correva su distanze superiori ad oggi. “Ce li vedi – mi dice qualcuno- Rossi e Lorenzo che fanno tutti quei chilometri saltando da una moto all’altra? Mi sembra che finiscano la loro unica gara già cotti a puntino…”. E qui mi oppongo. A far sudare i piloti di oggi sono sopratutto le moto, che sono più pesanti, più fisiche e scaldano come stufe di ghisa; e poi ci sono i caschi integrali e le supertute di pelle, naturalmente, che non aiutano a dissipare il calore. Con la moderna cultura della sicurezza la ricerca è serrata, per esempio la ventilazione è sempre più sofisticata, ma la protezione chiede duri sacrifici. Altro che storie, questi di oggi sono in realtà dei veri atleti e si preparano e si curano con un impegno che una volta nemmeno potevamo immaginare. Noi fumavamo come turchi (in tanti, anche l’indimenticabile Pasolini), dalle palestre stavamo ben lontani e qualcuno, oltretutto, si conteneva poco con la birra e gli alcolici in genere. Si usava così. L’unica, vera, eccezione era Agostini.


"Ago? Ma va là che ha avuto soprattutto fortuna –si scalda un motociclista ligure di lungo corso- e per anni non ha avuto rivali!”. Vero, rispondo io, per anni ha avuto vita facile. Un ruolo privilegiato, quello di unico pilota ufficiale contro i privati per tante stagioni, che tuttavia –è questo il punto- nessuno meritava più di lui: che fu il primo vero professionista della moto, attento alla preparazione fisica, all’alimentazione, al progresso; si è battuto contro i big all’inizio e alla fine della carriera, ha vissuto di rendita nel mezzo, ma non ha mai mollato un centimetro. Poi naturalmente i tempi sono cambiati, ed è vero che la grande evoluzione del nostro sport scoraggia i confronti. Ma Agostini era già avanti, molto vicino alla professionalità di oggi. Che è altissima, a tutti i livelli, e richiede duri sacrifici.

Piloti viziati
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