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Ciao a tutti! Alla fine, nonostante tutto, il primo GP dell’anno ci ha regalato uno spettacolo di alto livello. Fenati e la Moto3, Iannone e la Moto2, persino la MotoGP è stata bella, con l’esito in bilico fino alla fine. Ma Valentino? Cosa succede al nostro pilota-leggenda? La sua corsa scialba, e soprattutto le dure dichiarazioni nel dopo-gara, hanno sollevato un’ondata di proteste.
Ho letto i vostri commenti negativi. Scartando quelli dei soliti e scontati “tifosi/contro”, restano centinaia di rispettabili opinioni: da uno come Valentino, da un grande professionista, ci si aspetta che escano parole più meditate. Anch’io sono rimasto sconcertato, e però provo a mettermi nei suoi panni perché questo si deve fare se davvero si ha voglia di capire. E salto nella tuta del biondino.
«Primo, sono ancora fortissimo; parto da qui. Certo, nel 2010 sono stato battuto dal mio compagno di squadra Lorenzo, ed è stato l’anno della frattura alla gamba e dei forfait, ma non cerco scuse; poi il 2011 del dominio di Stoner con la Honda, io sulla Ducati che non mi piaceva. Ammettiamo che magari oggi non sia il più forte in assoluto, alla sedicesima stagione posso anche accettarlo, ma sono sicuro di potermela giocare alla pari con Lorenzo e con Stoner; il terzo posto è il mio risultato minimo, quello delle domeniche storte. Secondo, sono sempre stato bravo a sviluppare le mie moto e questa capacità non si perde.
Ammettiamo che magari oggi non sia il più forte in assoluto, alla sedicesima stagione posso anche accettarlo, ma sono sicuro di potermela giocare alla pari con Lorenzo e con Stoner
Terzo, Burgess e i miei ragazzi sono gli stessi di sempre e conoscono bene il loro lavoro: lo hanno dimostrato alla Honda e poi alla Yamaha. Quarto, sono fisicamente in forma e la gara non mi stanca.
Oggi siamo bloccati: la moto cambia ma non diventa mai quella che mi serve. Noi le suggeriamo tutte, le proviamo tutte, lavoriamo come pazzi anche a costo di perdere la bussola e partire dalla quarta fila. Ma non succede niente. E allora non ci possono essere tanti dubbi, significa che gli ingegneri non sono in grado di capire cosa occorre e poi trasformarlo in pezzi concreti: telaio, geometrie, motore, elettronica. Ed è una realtà che mi pesa, qualche volta riesco a controllarla, sempre più spesso non ce la faccio. E allora comincio a immaginare una via d’uscita, un altro anno così non lo sopporterei: sono anche pronto a pagarne metà prezzo, di più no, non sarebbe giusto».
Adesso esco dai panni di Valentino. Quello che mi auguro è che a Jerez, nonostante tutto, al binomio Rossi-Ducati succeda qualcosa di bello e di inaspettato: la moto che si adatta alla giornata, un tempo da seconda fila, il podio alla portata del pilota che getta l’anima oltre l’ostacolo e chiude terzo. Basterebbe per rilanciare l’avventura, per ritrovare la voglia. Tocchiamo ferro. Anche perché la Ducati ha tutto da perdere: chi potrebbe riportarla in alto oltre a Stoner? E Stoner sta bene dov’è, non muore dalla voglia di cambiare di nuovo, non ci pensa nemmeno.