Nico Cereghini: “Quell’esultanza per la caduta di Lorenzo”

Nico Cereghini: “Quell’esultanza per la caduta di Lorenzo”
E’ stata brutta da vedere, però credo che vada inquadrata nella prospettiva giusta: cose così capitano in tutti gli sport e da noi, nel motociclismo, già cinquant’anni fa con Agostini…
15 settembre 2015

Punti chiave

Ciao a tutti! L’esultanza per la caduta di Lorenzo, domenica a Misano, è piaciuta a pochi e non è piaciuta neanche a me. Brutta pagina di sport, viene da dire, e naturalmente penso anch’io, come qualche lettore ha scritto, che un vero appassionato di moto non esulterebbe mai per una episodio simile perché sa bene quanto fa male l’asfalto e quali danni può provocare. Però, anche se la cosa mi ha dato fastidio -e ho trovato detestabili i fischi sotto il podio della premiazione- neppure mi scandalizzo. Siete sicuri che questo tipo di tifo sia soltanto del calcio e non di tutti gli sport?
 

Venerdì scorso Roberta Vinci ha battuto Serena Williams nella semifinale degli U.S. Open. Ebbene, il tifo del pubblico deve essere stato rumoroso e a senso unico se, dopo il colpo decisivo, la tennista italiana è arrivata ad urlare: “Adesso applaudite anche me, cazzo!”. Non era una partitella di calcio alla periferia di una città degradata, ma una semifinale di uno sport blasonato come il tennis, nel centro di New York; eppure il pubblico era quello: applausi solo per la Williams, fischi per la Vinci.


Non è bello, ma esultare allo stadio perché l’avversario ha sbagliato un rigore, o perché la Vinci ha mandato in rete una risposta, è una reazione che si può umanamente capire. E voi direte sì va bene, ma nessun calciatore e nessun tennista rischia la vita come fanno i nostri piloti in gara. Insomma, Jorge Lorenzo è volato via ad alta velocità, poteva ferirsi, poteva fratturarsi una spalla o anche peggio, e quei tifosi esultavano ancora prima di sapere quali conseguenze aveva provocato la caduta. E avete ragione, naturalmente, ma sono convinto che nessuno degli esultanti, in quel momento, valutava razionalmente la situazione; nessuno voleva Lorenzo all’ospedale e sono pronto a scommettere che tutti, passata l’euforia del momento, di quell’esultanza si sarebbero vergognati se Jorge si fosse fatto male.


Ero in tribuna alla Parabolica di Monza nel settembre del ’68, quando Hailwood volò via sul bagnato. Quella volta Mike, pur di correre, era in sella alla Benelli 500 che non valeva la MV; era partito male, aveva recuperato e insidiava Agostini da vicino. Nel momento in cui pinzò il freno ad alta velocità e volò via, tutta la tribuna si alzò in piedi urlando entusiasta. Ago era il beniamino del pubblico italiano, si andava al circuito per vederlo vincere, la folla lo inseguiva dappertutto e lui per star tranquillo doveva letteralmente scappare in albergo. Di questo tipo di calore Mino avrebbe fatto volentieri a meno, e oggi tutto questo capita per Valentino Rossi. Sono forme di tifo che danno fastidio sì, ma scandalizzarsi mi pare eccessivo. Certamente mi fanno orrore gli insulti pesanti e volgari lanciati da qualcuno (credo pochi) contro Lorenzo, questo sì; ma l’esultanza per la caduta del 99 credo che sia umana e probabilmente inevitabile.

Quell’esultanza per la caduta di Lorenz
Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese