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Ciao a tutti! Non è bello vedere i più forti piloti del mondo comportarsi come ragazzini. Succede sempre più spesso in MotoGP: vedi molti piloti che girano lentamente, aspettano il collega più veloce del momento, cercano il traino giusto. Come fanno da troppo tempo i ragazzini della Moto3.
Perché lo fanno? Lo ha spiegato bene Alex De Angelis nella diretta di sabato sera con Zam. L'equilibrio nella classe top oggi è massimo, due decimi fanno la differenza tra la prima o la terza fila, le gare si decidono in gran parte sulla griglia e avere davanti un riferimento di alto livello aiuta: freni due metri più avanti, provi a girare un po' più stretto, anticipi di un pelo l'apertura del gas... In Moto3, a ispirare questi tatticismi è soltanto la ricerca della scia sul dritto, qui no. Anche se quei tre o quattro chilometri all'ora in più, aggiunge Alex, fanno comunque comodo.
Il risultato? Piloti che viaggiano a velocità molto diverse e su linee troppo spesso vicinissime: una situazione potenzialmente pericolosa come dicono del resto anche i "vaffa" e i gestacci reciproci. E in seconda battuta uno spettacolo piuttosto indecoroso e addirittura un incentivo per gli indisciplinati pilotini della classe più piccola. Se lo fanno i grandi...
L'esempio conta. E certamente colpisce il fatto che a decretare il definitivo sdoganamento di questa "procedura succhiaruota" siano stati due grandissimi. Il primo è il Marc Marquez in difficoltà al rientro 2021, che pur di guadagnare qualche decimo nelle qualifiche ha ingoiato addirittura l'orgoglio, buttandosi platealmente nelle scie favorevoli. Fu clamorosa la marcatura a uomo che al Mugello fece su Vinales, ma oggi, dopo la storica vittoria del Sachsenring, possiamo dire che Marc cercava soprattutto di ritrovare gli automatismi della guida. E ce l'ha fatta.
E l'altro è Valentino Rossi, naturalmente: immerso in difficoltà differenti da quelle del rivale numero 93, ma ugualmente molto interessato a migliorare la sua prestazione. Però il Dottore ha un grande vantaggio: ha tanti amici disposti a tirarlo. Quest'anno lo abbiamo visto al gancio di Franco Morbidelli, del fratello Luca, lo abbiamo visto persino al traino di Pecco Bagnaia, che guida una Ducati ufficiale ma gli è affezionato e poi è un pilota della sua Accademy.
Gli amici contano, insomma. Eccome se contano. Resta però questa moderna e così inestetica consuetudine: l'aiutino in qualifica. Una volta i piloti erano gente più orgogliosa, verrebbe da dire. E forse non è un caso se uno come Freddie Spencer, che ai suoi tempi si sarebbe ben guardato da farsi tirare e adesso deve decidere come uscire da questa situazione, non sa che pesci pigliare.