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Ciao a tutti! Voglio tornare sul GP di Catalunya con un argomento tecnico: dopo cinque corse, giunti a un terzo del campionato, mi pare il momento di fare il punto sull’avventura Rossi-Ducati. Che non sta entusiasmando nessuno, né noi né il pilota, ma che resta al centro dell’attenzione generale perché, piaccia o non piaccia, Rossi è il riferimento più importante della MotoGP.
L’idea che mi sono fatto, guardando le gare e ascoltando le dichiarazioni che vengono da quel box, è che la Desmosedici sia finalmente abbastanza a posto per quanto riguarda l’avantreno. Semplifico, per farmi capire. Valentino, che voleva il feeling, ne deve aver trovato una bella dose, diciamo l’80%: entra in curva con più decisione, è meno contratto sulla moto e quindi si stanca meno, sembra fidarsi. All’approccio non era così: la Ducati che vinceva con Stoner -ma che cadeva troppo, e quasi sempre perché scappava davanti- lo aveva sorpreso; e allora, opportunamente perché distruggersi non serve a niente, Rossi cercava di stare in piedi facendo quello che poteva. Ora, con il nuovo semitelaio anteriore (che poi è la scatola dell’air-box) e con la nuova geometria, la Ducati sembra piacergli. Davanti.
Dietro è tutta un’altra cosa. Credo che il pilota voglia una moto con una diversa geometria, con maggiore motricità e senza allungare l’interasse, che è già abbondante. Ma la Ducati non è come le concorrenti, che nei loro telai convenzionali possono muovere facilmente i fulcri; lì il motore è portante, fa da telaio, e spostare l’asse del forcellone, per esempio, significa cambiare il motore. Provando il prototipo della 1000, Valentino si è detto soddisfatto: probabilmente il motore della Desmododici è stato disegnato anche in funzione di nuove configurazioni del retrotreno. Ma non è che la squadra di Preziosi possa sfornare dei motori 800 tanto diversi da quello di base, anche perché, lo sapete, i motori sono contingentati per regolamento e occorre centellinarli.
Ecco, si può dire che la Ducati, per le scelte progettuali e il suo motore che fa da telaio, subisca il contingentamento anche dei telai. E non è un vantaggio.
Ora si parla del Mugello, ottava prova del 3 luglio, come tappa importante dell’evoluzione. Arriverà probabilmente qualcosa di nuovo, magari un motore differente nelle zone che lo uniscono al telaietto posteriore. E Valentino confida che gli ingegneri siano riusciti ad interpretare le sue indicazioni. Ecco tutto, trascurando altri aspetti troppo tecnici come le rigidità, il sovrasterzo e compagnia bella, e cercando di chiarire le idee a me e a voi che avete voglia di capire. Gli altri, quelli che preferiscono sparare a salve, pazienza.