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Ciao a tutti! La cosa più bella del bellissimo GP d’Italia 2022 al Mugello, la fotografia che terrò ferma nella memoria, è quel pezzo di gara iniziale con il Bez davanti a tutti. Il 72 giallo che parte a razzo, duella con il compagno di squadra Luca Marini, guadagna sei decimi al quinto giro, resiste al comando per otto giri e mezzo. Marco Bezzecchi, che per i capelli e l’ironia un po’ mi ricorda quell’altro Marco, Simoncelli. Scatta dalla seconda casella della prima fila, non sbaglia nulla ed è un rookie, amici, un debuttante della MotoGP alla sua ottava gara.
Il Bez ha ventitrè anni, è riminese, in sei anni di carriera ha vinto sei GP, tre nella Moto3 e tre nella Moto2. Non aveva il passo per salire sul podio, lo ammette lui stesso, ma già che era lì ci ha provato. E certo, poi ha dovuto cedere: prima a Bagnaia, poi a un super Quartararo, poi ad Aleix Espargaro. Ma più passavano i giri e più si sentiva bene sulla moto, tutto gli veniva facile ed è tornato sotto all’Aprilia, nemmeno due decimi a due giri dalla fine. Era in scia al terzo e poi ha concluso quinto: all’Arrabbiata 1 una chiusura dello sterzo ed è passato anche Zarco.
Una MotoGP che sa mettere in scena uno spettacolo del genere, con un rookie come Diggia che ti piazza la pole position e fa impazzire il team Gresini, e quest’altro come il Bez che fa otto giri al comando e sfiora il podio, è entusiasmante. Nonostante certe storture del regolamento, nonostante le gomme, nonostante la mancanza di dominatori con lo stop di Valentino e la crisi di Marquez. Entusiasmante.
E mi viene da dire che la mancanza di Rossi certo, si fa sentire e il ritiro del mitico numero 46, sabato scorso al Mugello, è stato come l’ultimo atto di una lunghissima rappresentazione. Una cerimonia semplice, che pure ha avuto per molti un sapore amarissimo. Ma adesso sappiamo due cose: primo che abbiamo giovani piloti che vanno fortissimo, secondo che con la sua Academy Valentino resta con noi. Una cosa che mancò del tutto ai tempi dell’altrettanto clamoroso ritiro di Agostini.
Coincidenza curiosa, Valentino si portava via il numero 46 e quasi simultaneamente il suo rivale più ostico, Max Biaggi, entrava tra le Leggende con i suoi quattro titoli mondiali della 250. E tutto è successo al Mugello. Ventidue anni fa qui erano scintille tra i due protagonisti italiani, nella gran battaglia della 500 vinta da Capirex ma ricca di sorpassi fino alle cadute nel finale sia di Rossi che di Biaggi. E poi per anni duelli e sorpassi e provocazioni infinite tra i due.
Cosa ci resta di quelle battaglie? Tantissimo, dico io. Intanto, una parte del gran pubblico che Valentino ha calamitato sullo sport della moto rimarrà affezionato ai GP. E poi ci resta appunto l’Academy e tanti piloti italiani che guidano bene e che non hanno perso il gusto della sfida. Piloti che erano dei bambini piccoli quando Vale e Max riempivano le cronache e su quel celebre confronto magari hanno costruito il loro sogno. E che oggi possono saltare in sella a Ducati e Aprilia, moto italiane, da vittoria e da podio.