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Con quelle ali enormi e spigolose, con quelle code tozze, con i “cucchiai” appesi al forcellone e quelle cartelle nere che chiudono i dischi freno o pezzi di ruota: cosa sono diventate le MotoGP di oggi? Sono ancora moto o sono dei Transformer? Certo, noi motociclisti siamo tendenzialmente dei conservatori, forse siamo proprio degli zucconi e fatichiamo a cambiare, va bene, ma anche l’occhio vuole la sua parte. O no?
La moto da corsa la fanno gli ingegneri, si dice. Ed è anche giusto: l’ingegnere intuisce, simula, sperimenta e alla fine, se un vantaggio c’è, delibera. Ma Gigi Dall’Igna non si arrabbierà, spero, se lancio un appello: non lasciateli soli, questi ingegneri, sono bravissimi ma con l’estetica non ci azzeccano proprio!
Chiariamo: qui la nostalgia non c’entra e io non rimpiango genericamente le moto da corsa del passato. Se vado indietro a guardare, verifico che ci sono state moto belle e moto brutte, a fasi. Penso alla top class, quella che ha fatto tendenza e suggerisco, se la memoria non arriva tanto indietro, di andare a cercare le fotografie.
A me paiono bellissime le 500 degli anni Quaranta, tipo la BMW col compressore di Meier, oppure la Norton Manx e la Matchless G50; belle anche le varie Moto Guzzi degli anni Cinquanta, moto nude o carenate nel modo più vario fino alla fascinosa “campana”. Invece trovo brutte le MV quattro cilindri di fine Cinquanta e primi Sessanta, quelle che Agostini trovò nel ’65 e che già nelle mani di Surtees e Hailwood apparivano massicce, sembravano pesare 400 chili.
Bellissima piuttosto la MV tre cilindri di Mino, così agile e proporzionata, e piuttosto bella anche la rivale diretta, la Honda di Mike Hailwood. Belle poi anche le due tempi anni Settanta come la Yamaha di Kenny Roberts o le prime Suzuki, anche se viste oggi, così alte davanti, sembrano poco dinamiche. Trovo più proporzionate e affascinanti le ultime 500, con le forme puntate in avanti.
Alla fine le moto belle, nella classe più prestigiosa, sono state tante: direi che sono state più numerose le moto belle di quelle brutte. E le MotoGP sono partite anche bene, poi col tempo sono peggiorate e con tutte queste appendici, almeno ai miei occhi, hanno perso tanto del loro stile.
Credo che la colpa sia soprattutto delle ali e che la stessa cosa valga per le auto: le F1 degli anni Sessanta, tipo la Lotus di Jim Clark, sono molto più belle da guardare delle F1 di oggi. E del resto è logico, il progresso nelle corse non si ferma, si studia il regolamento e poi tutte le soluzioni che portano un vantaggio sul cronometro vengono adottate, che siano di tipo aerodinamico o di altra natura. Come la moto che adesso si acquatta a comando: anche quella sarà una figata in molte situazioni, ma tanto bella ed elegante, come soluzione, non mi pare.
Ma naturalmente posso sbagliare: i gusti cambiano, non è detto che il bello sia codificabile e poi forse, per molti appassionati, è proprio la tecnologia che esprime perfezione e che alla fine diventa bellezza. Attendo lumi dai lettori più affezionati.
in foto: Moto Guzzi Gambalunga