Nico Cereghini: “Settant’anni di mondiale: quale la vostra stagione del cuore?”

Nico Cereghini: “Settant’anni di mondiale: quale la vostra stagione del cuore?”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Il campionato mondiale velocità nasceva proprio in questi giorni, a metà giugno del 1949 all’isola di Man. Gode ancora di ottima salute, sa ancora entusiasmare. Qual è la stagione che vi resta nella memoria e nel cuore?
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
11 giugno 2019

Ciao a tutti! Giusto settant’anni fa, di questi tempi - per l’esattezza il 17 giugno del ’49 - nasceva il campionato mondiale di velocità, quello che oggi chiamiamo sbrigativamente MotoGP. Prima gara di quell’anno fu il TT all’isola di Man, seguirono i GP di Svizzera a Berna, d’Olanda ad Assen, del Belgio a Spa Francorchamps, dell’Ulster a Belfast e infine, il 4 settembre, il Gran Premio delle Nazioni a Monza. Io non c’ero, e se c’ero dormivo, ero un lattante, ma un compleanno così rotondo va comunque celebrato, e allora coinvolgo tutti i lettori. Il mondiale velocità resta ancora oggi al centro della nostra passione comune e la domanda è questa: quale stagione del mondiale vi è rimasta nella memoria e nel cuore?


Naturalmente, su settanta edizioni, di memorabili ce ne sono state tante: sul piano storico, sul piano tecnico, e naturalmente anche sul piano delle emozioni personali, che forse contano anche di più. Io per esempio non potrò mai dimenticare la stagione 1975 –quella del primo e storico titolo di una Casa giapponese in 500 con Giacomo Agostini - anche perché ero appena passato di categoria, e i protagonisti della 500 di quell’anno li ho visti da molto vicino: Ago e Kanaya con le Yamaha, Phil Read e Toracca (sostituto di Bonera per metà stagione) con le ultime "quattro tempi" MV Agusta, poi Sheene, Lansivuori e Newbold con le Suzuki, Findlay, Pons, Rougerie, Mandracci e tanti altri. Nei libri figuro solo per il dodicesimo posto nel GP delle Nazioni a Imola, doppiato (con la Suzuki Jada bicilindrica) come tanti dal quinto classificato in giù. Le differenze tra le moto erano enormi, uno dei problemi più grossi per gli ufficiali era schivare i piloti privati. E tra muri, pali e guardrail c’era ben poco da stare allegri. Però in compenso c’era un bell’ambiente: i piloti non erano oberati dai meeting con i meccanici e i vari esperti di elettronica, sospensioni e gomme, e avevano un sacco di tempo libero per scherzare insieme.


Un altro campionato che mi è rimasto ben impresso per altre ragioni è stato il 1983, con il primo titolo di Freddie Spencer e la grande battaglia con Kenny Roberts: dodici gare, sei vittorie per ciascuno e il finale incredibile al San Marino a Imola, quando "il marziano" regolò Spencer aspettando invano che il compagno di marca (il giovane Lawson) recuperasse la cattiva partenza e riuscisse a infilarsi al secondo posto. Tre giri in più, e la storia sarebbe cambiata. E poi, per le grandi emozioni che ci ha regalato, cito naturalmente il 2004, con l’impresa di Valentino Rossi appena salito sulla Yamaha.  La sua prima vittoria di Welkom (18 aprile 2004) rappresenta, da sola, una delle pagine più grandi del campionato mondiale, e non serve essere un fan del Dottore per riconoscere che quell’anno lui è diventato un pilota leggendario.


Leggendari, ormai, sono anche i campioni di quella prima stagione mondiale: Nello Pagani (Mondial 125), Bruno Ruffo (Moto Guzzi 250), Freddie Frith (Velocette 350) e Leslie Graham (AJS 500). Per la cronaca, in quel 1949 le 125 cominciarono a correre soltanto a Berna nella seconda prova, e lì vinse Pagani davanti ad altri quattro piloti italiani; le tre classi maggiori si diedero battaglia fin da metà giugno al Tourist Trophy, dove gli inglesi erano protagonisti assoluti: Barrington dominò la quarto di litro con la Guzzi, Frith esordì con il successo in 350, in 500 vinse Daniell con la Norton. Tutti dinosauri, agli occhi dei lettori, ed è per questo che vi invito a rinfrescare le vostre emozioni: quale stagione del massimo campionato mondiale vi portate personalmente nel cuore?

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