Nico Cereghini: “Uncini unico direttore di corsa”

Nico Cereghini: “Uncini unico direttore di corsa”
Al posto del trio attuale, proponiamo una figura unica e indipendente. E nessuno può farlo meglio di Franco Uncini: che è stato ottimo pilota, campione del mondo della top class, e poi è esperto, intelligente ed equilibrato
12 gennaio 2016

Punti chiave

Ciao a tutti! La settimana scorsa cercavo di immaginare che tipo di campionato MotoGP avremmo visto quest’anno, e accennavo alla direzione corsa che doveva cambiare. Vedremo –dicevo- se le promesse del presidente della FIM saranno rispettate, io credo che Webb, Alonso e Uncini resteranno al loro posto. Concludevo augurandomi che Uncini si facesse valere. Già, Franco Uncini: ma quanti di noi sanno veramente cosa ha fatto e quanto vale? Dal suo titolo mondiale in 500 sono passati trentaquattro anni. Lasciate allora che vi racconti qualcosa di lui.
 

Franco è stato un gran bel pilota. Veloce, aggressivo il giusto, intelligente e pure fortunato (che non guasta mai). Classe 1955, marchigiano di Recanati, è sceso in pista solo a diciannove anni compiuti, come era usuale ai nostri tempi. Con la Laverda 750 SFC personale, assistito dal suo amico e meccanico Mario Ciamberlini, sale sul podio di Vallelunga alla sua prima gara nell’aprile 1974 e ad ottobre già vince. La stagione successiva lascia la SFC per la più competitiva Ducati SS, è subito pilota ufficiale del team Spaggiari, e dopo sette vittorie eccolo già pronto per passare tra i professionisti nel mondiale velocità.


L’ho seguito da vicino, Franco Uncini, gli ho persino prestato la moto per la sua prima gara in 500: nell’autunno del ’78 a Imola, selezionato dalla FMI per la Coppa delle Nazioni, lui scese in pista con la Suzuki RG dei fratelli Sacchi. Era già un pilota affermato nelle medie cilindrate, con le Yamaha prima e poi con le Harley Davidson a fianco di Walter Villa. Nel 1977 era stato vice-campione mondiale della 250 dietro a Lega e davanti a Villa con tre pole e due vittorie: Imola e Brno. Naturalmente era alla 500 che puntava. E la sua impresa più bella, quella che lo promosse verso il titolo dell’82, è del biennio 1979-80.


Il campione del mondo era Kenny Roberts, che lottava con Cecotto, con Sheene e gli altri ufficiali Suzuki. Franco era un pilota privato, si era comprato due RG che Ciamberlini sapeva tenere in ordine, e andava forte. Il primo anno si piazzava tra il quarto e il sesto posto, fu terzo in Jugoslavia e concluse il campionato quinto. Nell’80 fu addirittura quarto assoluto con due terzi posti e un secondo nel Nazioni a Misano. Era il privato più veloce del mondo, precedeva in classifica gente come Graziano Rossi, Hartog, Cecotto. Fu lì che conquistò la stima di tutti, e quando Gallina lo volle nell’82 per sostituire Lucchinelli passato alla Honda, Franco Uncini conquistò il titolo delle 500 con cinque splendide vittorie. Grande. Non fosse stato per il terribile incidente di Assen, 25 giugno 1983, avrebbe vinto ancora. Cadde, restò in mezzo alla pista, Gardner lo travolse, il casco volò via e tutti pensammo che fosse morto. Come l’indimenticabile Simoncelli. Per fortuna dopo cinque giorni il numero 1 uscì dal coma e lentamente si ristabilì, anche se non fu più lo stesso pilota e due anni dopo si fermò.


Averlo oggi in quel ruolo, nella race direction, con la sua esperienza e la sua intelligenza, è già una bella cosa. Ma lo ripeto, Franco Uncini deve valere di più. Non sono un ingenuo, so che Ezpeleta ha da sempre il potere assoluto, ma dopo il pessimo finale della stagione 2015 conviene anche al gran capo Dorna: Franco Uncini unico Direttore di Corsa, autonomo ed autorevole. Sono convinto che ci voglia un solo arbitro, capace di prendere decisioni rapide. E nessuno può farlo meglio di Franco: campione del mondo della top class, intelligente, equilibrato, molto esperto. Sbaglierà? A fine stagione passerà l’incarico a qualcun altro.

 

Uncini unico direttore di corsa
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