Nico Cereghini: “Valencia e basta”

Nico Cereghini: “Valencia e basta”
Ci si gioca il titolo, il Dovi deve vincere e a Márquez basta arrivare undicesimo: con cinque punti è campione comunque. Sulla pista/salotto che piace a Lorenzo, e dove guidare la MotoGP è una vera impresa
9 novembre 2017

L’anno scorso a Valencia vinse Jorge Lorenzo, ed era il suo quarto successo nella stagione. In realtà la M1 era calata molto nel finale, per l’usura del pneumatico posteriore (tanto per cambiare), Marc Márquez stava recuperando fortissimo e Andrea Iannone, all’ultima gara sulla Ducati, era un missile; ma a Jorge era bastata la strepitosa partenza per costruire una vittoria super significativa: intanto Yamaha non vinceva da dieci gare (!), e poi il pilota era all’ultima uscita con la squadra dei suoi tre titoli mondiali in MotoGP e delle 44 vittorie. Quel giorno finiva un’epoca e ne cominciava un’altra; anzi, per la verità ne cominciavano due, perché simultaneamente debuttava con Kallio la KTM, ma i riflettori erano già puntati su Lorenzo e la Rossa. Chi avrebbe mai potuto immaginarlo? Oggi, a dodici mesi esatti da quel giorno, la Ducati è pronta - se il caso - a fermare Jorge: tutti i record sono suoi e qui ha colto quattro vittorie in carriera con la MotoGP; ma questa volta non ce n’è, deve prevalere assolutamente il Dovi.


E’ già bello essere arrivati all’epilogo del 2017 con il titolo ancora da assegnare. Comunque vada, Andrea Dovizioso ha fatto una stagione magnifica, ha vinto tanto e bene, ha impegnato fino in fondo il pilota più forte della categoria: Marc Márquez è il campione in carica, e poi è stato il vero mattatore della MotoGP fin dal 2013 del suo esordio (con il primo titolo mondiale). Le possibilità di Borgo Panigale sono ridottissime, bisogna vincere con il numero 4 e contemporaneamente sperare in un improbabile zero del pilota Honda. Ma non si sa mai, il Dovi non ha nulla da perdere, Marc sì. E poi Valencia, in passato, è stata teatro di giornate molto, ma molto sorprendenti…


La più fresca è quella del 2015, ricordate? Valentino penalizzato dopo Sepang e costretto a partire dall’ultima casella in griglia, Lorenzo in testa scortato da Márquez che lo difende dagli attacchi di Pedrosa (!), Rossi che rimonta fino al quarto posto, ma non basta, e il titolo va a Jorge. Ma poi c’è l’edizione del 2006, ancora più clamorosa: anche lì Valentino perse all’ultima gara un titolo che pareva già suo. Rossi era in pole e aveva otto punti di vantaggio sul compianto Nicky Hayden, ma stranamente nei primi giri arrancava, perdeva posizioni, incredibilmente cadeva, ripartiva ma per concludere soltanto tredicesimo. Una gara, si disse, forse condizionata da una gomma difettosa. Hayden, sul terzo gradino del podio, ricevette i complimenti da una coppia di ducatisti. Già, quel giorno di fine ottobre 2006 ci fu anche la doppietta Ducati, altrettanto inattesa perché a vincere fu Troy Bayliss in viaggio/premio: fresco campione del mondo della SBK con la 999, l’australiano aveva chiesto e ottenuto di correre con la Desmosedici GP6 (lasciata libera dall’infortunato Sete Gibernau) l’ultima prova MotoGP dell’anno. Moto mai provata prima, gomme Bridgestone mai viste, fuga e secca vittoria davanti al pilota ufficiale Capirossi. Una delle imprese più belle del grande Troy.


Il circuito di Valencia, intitolato all’amatissimo campione spagnolo Ricardo Tormo, è sorto nel ’99 e ha subito ospitato il mondiale. Non è il più adatto alla prova decisiva del campionato, mortifica le prestazioni delle moderne MotoGP: lungo solo 4.005 metri, ha tante curve disegnate una dentro l’altra e troppe a sinistra. Fa impressione leggere che il Dovi con la Ducati ha raggiunto qui (sul rettilineo di 876 metri) il primato di 335 orari nel 2015; e comunque gli appassionati arriveranno a frotte, sicuri di godersi un grande spettacolo. L’impianto è in grado di ospitare ben 150.000 spettatori!


Guidare la MotoGP in quel salotto è davvero impegnativo. I rapporti corti, e la necessità di calibrare i controlli elettronici in modo che la potenza sia tagliata il minimo indispensabile, chiedono al pilota una serie continua di spostamenti in sella. Persino sul dritto: lì, con la ruota anteriore che “galleggia” per centinaia di metri, il manubrio serve a poco, e Dovizioso e compagni cercano di tenere giù l’avantreno e insieme di indirizzare la moto con il corpo. In televisione si vede poco, però a Valencia, con una MotoGP, mantenere una traiettoria perfettamente rettilinea è praticamente impossibile.

 

Per tutti i fan Ducati: potete seguire le gare sui profili social corporate di UnipolSai, Twitter e Facebook, seguendo l’hashtag #forzaducati.

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