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Ciao a tutti e grande Ducati! Ormai faticavo a credere che si sarebbe rivista, questa vittoria in MotoGP. Un po' di sfiga, le tensioni, il mercato, gli errori dei piloti, pareva si fosse alzato un gran nebbione, qualcosa di pesante che invischiava nella palude la promettente Desmosorpresa dei primi GP 2016. La Desmovittoria mancava da centoundici GP, una eternità. Sono passati infatti quasi sei anni dall'ultimo successo di Stoner sulla rossa nella sua Phillip Island: GP d'Australia, 17 ottobre 2010, otto secondi e mezzo rifilati a Lorenzo e diciotto a Valentino sul terzo gradino del podio.
Avevo dato il mio pronostico al Dovi, eppure sono contento innanzitutto per Andrea Iannone, perché un pilota che vince merita sempre la prima citazione. In questo caso c'è stata anche la pole position, dunque un successo sui due giorni, netto e strameritato. Poi sono felice per l'amico Pernat, che deve aver sofferto un bel po': Iannone non sembra la persona più facile da gestire e poi la signora Belen Rodriguez dentro il box gli avrà fatto venire un gran mal di testa, Carletto va in tilt per le donne. E naturalmente sono contento per Casey Stoner: sulla moto lui ci ha lavorato, anche sulla pista austriaca, e la sua espressione nel box trasmetteva serenità e gioia. Se c'era un po' di invidia, io non l'ho vista.
Ma sono contento soprattutto per il direttore generale di Ducati Corse Dall'Igna, che da oggi si merita ufficialmente l'appellativo di Desmogigi. Uno giusto, fin dalle prime voci ho guardato con entusiasmo a questa possibilità che lui passasse dall'Aprilia alla Ducati, come poi è avvenuto nel novembre 2013. Posso dire di conoscerlo fin da quando arrivò in Aprilia con Ivano Beggio, l'ho visto impegnarsi sulla RS Cube e poi sulla RSV4 e poi ancora nel box della SBK a dirigere le operazioni del primo titolo di Max Biaggi nel 2010. Mi vanto di dire che è mio gemello, perché è nato anche lui il 12 luglio come me, anche se qualche anno dopo, precisamente nel '66: quando io già avevo un po' di barba e mi guadagnavo l'età per passare dalla 125 Morini a qualsiasi moto di grossa cilindrata. È in gamba Gigi, anche molto. Ha dato la svolta alla Ducati. E poi lui è uno di noi, un vero motociclista, la passione fin da bambino.
Verrebbe naturale pensare che uno come lui abbia calcato le piste. E invece no.
"Mai stato un pistaiolo -mi ha confermato- e anzi ho girato in pista per la prima volta soltanto al WDW. Nessuna ambizione, giusto la curiosità". Desmogigi è piuttosto un viaggiatore, un motociclista col sedere quadrato. Mi ha raccontato di aver sempre fatto le vacanze in moto, con la moglie Lucia e la tenda. Con la prima Vespa, una Sprint Veloce 150 del '74 comprata usata ai tempi dell'Università a Padova, ha girato Sicilia, Sardegna, Corsica e Peloponneso. Con la Pegaso Grecia e Turchia, con la Falco (avete in mente la bicilindrica Aprilia 1000?) ha viaggiato praticamente in tutta Europa. Ha usato la moto fino a quando, otto anni fa, è nata la prima delle sue due figlie. E adesso la moto gli manca e ci sta ripensando. L'avete visto baciare le due rosse a fine gara? È un appassionato vero.
Bravo Desmogigi, questa prima vittoria del 2016 è anche e soprattutto sua.