Nico Cereghini: “Volete lavorare nella MotoGP? Studiate da avvocati”

Nico Cereghini: “Volete lavorare nella MotoGP? Studiate da avvocati”
Altro che termodinamica o elettronica: in futuro sarà fondamentale il ruolo dell’avvocato. Ci saranno stuoli di avvocati in ogni squadra. Come insegna la Formula 1, vince chi conosce perfettamente le regole ed è capace di piegarle al proprio interesse
13 dicembre 2021

Ciao a tutti! Non sono un appassionato di Formula 1 e le auto mi interessano poco, amo soltanto le moto, ma naturalmente la gara di Abu Dhabi l’ho vista dall’inizio alla fine. Con due piloti che si presentano a pari punti nell’ultimo GP della stagione, eravamo tutti sicuri di una cosa: il duello sarebbe stato abbastanza spettacolare da entrare nella storia dello sport.

E lo è stato, fin dallo start e dalle primissime curve. Quando Verstappen ha attaccato in staccata Hamilton alla curva 7, e l’inglese è andato via dritto nell’area di fuga asfaltata prendendosi un bel vantaggio, subito si è capito come sarebbe finita. In tribunale. Tra gli avvocati e i giudici. Perché il direttore di corsa Masi ha chiarito subito: tutto regolare. E completamente regolare già quel primo episodio non sembrava.

la reazione di Lewis Hamilton mi ha ricordato il finale di Assen 2015 tra Valentino e Marquez. Quella volta Rossi, toccato in piena chicane da un Marc all’ultimo attacco, raddrizzò in un nanosecondo la sua moto, tagliò sparato nella ghiaia, vinse la corsa. Più bravo di Hamilton, per inciso, perché nella ghiaia si può anche facilmente cadere. In quel caso era l’ultima curva dell’ultimo giro, qui era la settima curva del primo giro, ma l’analogia finisce qui. Perché in F1 quel primo fatto è stato niente rispetto a tutto il resto.

Domenica, i commissari della F1 hanno detto basta soltanto in piena notte, passate le 23 e dopo infinite discussioni. Alle prese con un regolamento cavilloso, con ben due reclami della Mercedes e con le opposte ragioni della Red Bull, alla fine hanno confermato il verdetto celebrato sul podio. Meno male, aggiungerei, sennò sai che figura per il dorato mondo della F1… E però non finisce affatto qui, perché la Mercedes sembra intenzionata a ricorrere in appello.

Andiamo anche noi in quella direzione, purtroppo. Il nostro campionato MotoGP è da anni perfettamente inserito nella scia della Formula 1: con valori sportivi sempre più nell’ombra, il business che comanda, la platea sempre più larga e incompetente. Conta lo show e soltanto lo show: anche noi correremo sempre più spesso sui piazzali completamente asfaltati e con regolamenti artatamente cavillosi. Tutte quelle regole hanno il preciso obiettivo di prestarsi a mille diverse interpretazioni e così lasciare ampio margine al manovratore.

Ma scelta non c’è: questo tipo di campionato, il nostro campionato, costa molto e chiariamo un aspetto fondamentale, senza l’aiuto di Dorna il cinquanta per cento dei team chiuderebbe. Tornare indietro è difficile, e del resto sono certo che nessuno di voi lettori vorrebbe rinunciare alla completezza della griglia, alle gare vivaci e combattute, ai traguardi raggiunti in termini di sicurezza.

Prepariamoci allora alla prossima rivoluzione. Dentro ogni team sopravviveranno il direttore sportivo, i telemetristi e i gommisti, tutti i tecnici che lavorano sulle moto; sempre più piede prenderanno i coach e i preparatori atletici e mentali intorno ai piloti. Ma a comandare saranno gli avvocati: già mi vedo una squadra numerosa sistemata in attrezzatissimi motorhome parcheggiati dietro ai vari box, avvocati serissimi seduti fianco a fianco, gli schermi davanti agli occhi per studiare in diretta le fasi di gara e tutti i codici a portata di clic. Se volete lavorare nel mondo della MotoGP studiate Legge, altro che termodinamica. Studiate Legge, magari in lingua inglese.

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