Non parte la MotoGP… mi guardo la SBK

Non parte la MotoGP… mi guardo la SBK
Il nostro inviato, rimasto a terra con la MotoGP, nel weekend si potrà godere lo spettacolo della SBK. Ecco i due campionati messi a confronto da Giovanni Zamagni. Siete d’accordo?
23 aprile 2010


Doveva essere un altro fine settimana da passare chiusi in casa incollati alla televisione, dall’alba fino a pomeriggio inoltrato, prima con il Motomondiale, poi con la SBK (caro Giovanni, c'è anche il Mondiale Motocross con Cairoli e Philippaerts! Ndr).
Lo spostamento del GP del Giappone a ottobre, causa problemi del traffico aereo, evita agli appassionati un’alzataccia e consente a chi, come me, doveva essere a Motegi, di godersi lo spettacolo del Mondiale per Derivate dalla Serie in tutta tranquillità. 

Per questo fatico a capire le diatribe tra “seguaci” di uno e dell’altro campionato, come se si parlasse di Milan e Inter, Roma e Lazio, Juve e Torino, e non di moto e piloti capaci di regalare emozioni a non finire

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In attesa di prove e gare, c’è il tempo di fare qualche considerazione sui due campionati, che qualcuno vorrebbe addirittura unificare, mentre, a mio modo di vedere, hanno entrambi senso di esistere.
Anzi, sono una vera manna per noi appassionati e negli sport motoristici non esistono due Mondiali così importanti e seguiti.
Per questo fatico a capire le diatribe tra “seguaci” di uno e dell’altro campionato, come se si parlasse di Milan e Inter, Roma e Lazio, Juve e Torino, e non di moto e piloti capaci di regalare emozioni a non finire.

MOTO

La prima considerazione che mi viene da fare - e che ho già fatto in passato su moto.it – è che sono sbagliati i regolamenti di entrambi i campionati: troppo restrittivi quelli della MotoGP, troppo permissivi quelle della SBK.
Non è possibile che un prototipo consumi meno di una moto derivata dalla serie, che abbia un motore che duri molto più a lungo (più del doppio), che durante la stagione non si possa provare o quasi, mentre in SBK sì. Questo porta a uno contenimento dei costi poco significativo in MotoGP e a un pauroso innalzamento di quello della SBK: un rischio non da poco, perché se al momento il campionato delle derivate di serie sembra abbastanza in salute, non può andare avanti a lungo così. Bisogna pensarci prima che sia troppo tardi.
Le moto della Superbike
Le moto della Superbike


DOPPIE VITTORIE


Tra i due campionati c’è un via vai continuo di piloti ed è interessante vedere chi è riuscito a vincere da una parte e dall’altra.
In totale sono 13 i campioni che hanno vinto fino a oggi almeno un GP e una manche; eccoli in ordine cronologico: Micheal Doohan (54 successi in 500, 5 in SBK); Marco Lucchinelli (6 in 500, 2 in SBK); Kevin Magee (1 in 500, 2 in SBK); PierFrancesco Chili (1 in 500, nel 1989 a Misano, quando scioperarono i piloti di vertice per l’asfalto troppo scivoloso, 17 in SBK); John Kocinski (4 in 500, 15 in SBK); Troy Bayliss (1 in MotoGP, 52 in SBK); Makoto Tamada (2 in MotoGP, 3 in SBK); Regis Laconi (1 in 500, 11 in SBK); Cris Vermeulen (1 in MotoGP, 10 in SBK); Garry McCoy (3 in 500, 1 in SBK); Alex Barros (7 in 500/MotoGP, 1 in SBK); Max Biaggi (13 in 500/MotoGP, 6 in SBK); Carlos Checa (2 in 500, 3 in SBK).

Insomma, non moltissimi, rispetto al numero di piloti che hanno corso in entrambi i campionati, a conferma che vincere è comunque difficile con qualsiasi moto e in qualsiasi campionato.

PILOTI


Questo è l’argomento più delicato, quello che più indispettisce i tifosi della SBK. Ma personalmente non ho dubbi: in MotoGP ci sono i piloti più forti, come è normale che sia per la storia del campionato – il motomondiale esiste dal 1949, la SBK dal 1988 – per l’interesse mediatico ed economico, perché si corre con prototipi che rappresentano, da sempre, il massimo dell’espressione tecnologica, indubbiamente le moto al mondo più difficili da guidare. Non a caso, Ben Spies, uno che ha dominato in SBK e che sta iniziando adesso la sua avventura in MotoGP, sostiene convinto: «Un podio in MotoGP vale molto di più di una vittoria in SBK».

E’ un dato di fatto che campioni affermati della SBK hanno faticato in MotoGP, compreso Troy Bayliss, il più grande di tutti delle derivate di serie: in tre anni, dal 2003 al 2005, Troy ha raccolto pochino, per poi conquistare un fantastico successo nel 2006 a Valencia, nell’unica gara disputata in quella stagione in MotoGP dopo aver conquistato alla grande il mondiale SBK.
So che i sostenitori più accaniti obietteranno che anche tanti piloti della MotoGP hanno fallito in SBK, ma si dimenticano di aggiungere che erano tutti campioni ormai a fine carriera, mentre nel passaggio inverso si arriva in MotoGP all’apice della propria condizione. Il recente esempio di Marco Simoncelli, capace nel 2009 di conquistare il terzo posto in Gara2 a Imola al debutto in SBK, dopo aver provato l’Aprilia RSV per soli due giorni al Mugello, è un altro esempio piuttosto significativo.
Tutto questo non deve essere considerato come una umiliazione nel confronto del campionato per derivate di serie, che rimane un mondiale interessantissimo e pieno di talenti.

SICUREZZA


Sotto questo aspetto, la MotoGP dà un giro alla SBK, che accetta di correre in piste piuttosto pericolose. Nel Motomondiale, c’è una commissione sicurezza che si riunisce ogni venerdì di gara, con un responsabile, Franco Uncini, bravissimo a interpretare le richieste dei piloti. Purtroppo, al contrario, in SBK non c’è la stessa attenzione: un aspetto sottolineato anche da Biaggi.

COPERTURA TELEVISIVA

Anche in questo caso, il confronto è impietoso: la Dorna investe continuamente in uomini e materiale e le immagini televisive sono tra le più belle dell’intero panorama sportivo, non solo di quello motoristico, mentre non avviene lo stesso in SBK, con immagini insoddisfacenti e al di sotto del valore del campionato.

SPETTACOLO


Questo è il cavallo forte degli amanti della SBK, perché spesso le gare sono più combattute e incerte, in definitiva più spettacolari.
 

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