Le paure dei piloti - molti di loro a Motegi non vogliono proprio metterci piede - hannno scatenato un grande dibattito tra i nostri lettori. La maggior parte di voi dà ragione a Lorenzo e colleghi: che senso ha andare a correre in una pista che dista poco più di 100 km dal teatro di un disastro nucleare di cui non si conoscono ancora del tutto i reali contorni?
Altri di voi - ma sono pochi - sostengono che i piloti non dovrebbero disertare la trasferta nipponica. D'altra parte quello è il loro lavoro. Certo, verrebbe da dire, ma l'esposizione alle radiazioni non rientra propriamente tra i rischi del mestiere di un pilota o dei suoi meccanici... Non credete?
Non conosciamo esattamente la situazione nei dintorni di Fukushima, le informazioni che giungono dal Giappone sono spesso frammentarie o incomplete.
Possiamo però rendervi partecipi delle sensazioni e delle emozioni di un italiano che è appena rientrato da Tokyo e che, in poche parole, racconta come stanno reagendo i giapponesi, qual è il loro stato d'animo (ringraziamo l'amico Max Morri per questo importante contributo).
Al rientro da Tokyo
Nei tre reattori di Fukushima si sono fusi i noccioli quindi la situazione è ben più grave di quanto si è detto in principio. I tecnici dovrebbero coprire tutto, ma non riescono a causa della radioattività altissima; non possono nemmeno avvicinarsi.
Fuori dalla zona off-limit apparentemente non si vedono problemi. Ma la città sembra morta, non c'è nessuno in giro, i negozi sono chiusi. Le persone che hanno lasciato Fukushima stanno bene, ma hanno grossi problemi di stress, anche se non lo fanno vedere.
Sono ancora scioccati e comunque nei quattro giorni di permanenza in Giappone si sono avvertite almeno sei scosse, di cui una oltre il quarto grado. I danni del terremoto non si vedono tanto, solo i tetti sono danneggiati e ci sono le case lesionate, ma nessun crollo. Dove ci sono stati danni, hanno già impacchettato tutto e stanno lavorando per mettere a posto.
Il disastro vero è dove c'è stato lo tsunami, ma chi ci parla ha preferito non recarsi sul luogo. Quanto mostrato dalle televisioni di tutto il mondo aveva già detto tutto.
Il problema principale per gli abitanti, a Tokyo, è il risparmio energetico in vista dell'estate. Ci sono delle strade, ad esempio Aoyama-dori, dove non accendono più i lampioni.
Alcuni magazzini hanno anticipato di un'ora la chiusura serale, sempre per risparmiare energia e hanno anche diminuito qualche corsa delle linee della metropolitana.
Tornando al problema delle centrali e della sicurezza, va detto che il primo ministro Khan ha deciso la prossima chiusura di alcune centrali che si trovano sempre sulla costa a sud di Tokyo, perché prevedono nei prossimi 30 anni un altro terremoto fortissimo in questa area, probabilmente più forte ancora del recente e si sono accorti che le misure di protezione non sono sufficienti in caso di tsunami.
Nella zona disastrata un edificio che era adibito ad area di sicurezza in caso tsunami (in pratica un palazzo di quattro piani con un grande terrazzo dove raccogliere la gente) è stato sovrastato dall'onda, che è arrivata mezzo metro sopra il terrazzo; la gente si è dovuta aggrappare alle ringhiere per non essere portata via.
In un'altra zona della prefettura di Miyagi avevano costruito una diga di contenimento alta circa 10 metri che proteggeva praticamente tutto un paese perché questa era la previsione di altezza massima possibile, ma non è bastato.
Nella centrale di Fukushima, dove il nocciolo di tre delle quattro installazioni si è ormai fuso, il danno è stato causato dal danneggiamento dei sistemi di pompaggio per l'acqua di raffreddamento che erano posizionati troppo in basso e sono stati messi fuori uso dall'acqua e non hanno più potuto svolgere la funzione preposta. Nell'area di Fukushima le radiazioni sono alte, ma sono a macchia di leopardo. Anche nella zona evacuata ci sono aree vicinissime alla centrale dove le radiazioni sono quasi nulle e altre a 20 chilometri con valori fuori della norma anche di 100 volte.
L'atmosfera che si respira nella zona colpita è comunque di smarrimento, sempre con la calma tipica dei giapponesi che non vogliono mostrare paura o dolore.
Soprattutto gli anziani non vedono un futuro per i figli e i nipoti, e questo li preoccupa più di tutto. Sembra impossibile, ma parecchia gente, giovani sopratutto, non sapeva nemmeno dove fosse esattamente la centrale. Intanto nessuno ne parla ma le scosse continuano.