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Ha diciassette anni, ma guida come un veterano e, come se non bastasse, ha pure il piglio del predestinato quando rilascia dichiarazioni. Mai banale, mai scontato e, anzi, decisamente sfrontato. Pedro Acosta lo ha dimostrato anche nell’ultima intervista rilasciata a ElConfidencial, lasciandosi andare a dichiarazioni che sicuramente faranno discutere. Prima fra tutte quelle sull’uso dei social: “Dobbiamo vivere nel mondo - ha detto il leader del mondiale di Moto3 - questo alla fine è uno spettacolo, un circo e i piloti sono i pagliacci della macchina da presa. Le cose ti arrivano da una parte, dall'altra... Ma ehi, mi piace sentire cosa dice la gente di me. Soprattutto gli odiatori. Mi sento come se avessi un fan club tutto per me, guardando quello che faccio 24 ore su 24. Li ascolto solo. Tutti possono sempre dirti cose buone, ma avere un fan club per te solo 24 ore a guardare quello che fai e quello che dici è incredibile”.
I giudizi, quindi, non gli pesano e anzi sembrano caricarlo ancora di più, con Pedro Acosta che è stato molto chiaro anche sui rapporti umani: “La verità è che le persone che mi piacciono sono davvero poche”, ha spiegato. Tanto che a non piacergli sono anche gli psicologi, nonostante KTM gliene abbia messo a disposizione uno: “Siamo giovani, è vero, ma siamo in un mondiale - ha aggiunto Acosta - So che ci sono persone che pensano 'wow, questo ragazzo di 17 anni ha bisogno di aiuto psicologico, siamo cattivi, giusto?' Ma la verità è che non credo negli psicologi. Neanche io presto molta attenzione alle persone. Ci sono pochissime persone che mi piacciono, e alla fine penso che non sia necessario che una persona ti dica 'non ascoltare questo, non ascoltare l'altro', penso che siamo al Mondiale, e dobbiamo sapere cosa è meglio o peggio per noi stessi".
Carattere ruvido, quindi, per il ragazzino terribile della Moto3 che, dice, odia solo una cosa delle corse in moto: “Dover prendere sempre una ruota”. “Anche se è vero che lo fanno tutti - ha aggiunto - Sono un po' stanco di questo non fare nulla e all'ultimo minuto inseguire per fare un giro buono. Primo perchè non si vede il livello del campionato; e secondo perchè alla fine passiamo più tempo nei box che in sella alla moto. Ma magari è spettacolare: noi siamo i pagliacci dello 'spettacolo', quindi... Di Certo può essere migliore per lo spettatore, ma non per la chi gareggia. La parte importante, o ciò che vendi, è ciò che vede lo spettatore; non la vera competizione, come in Formula 1, non vedi nessuno che aspetta l’avversario”.
Idee chiare e anche un discreto coraggio nell’esternarle, con Pedro Acosta che ha raccontato di aver anche rischiato di non correre più nel motomondiale per essere rimasto, di fatto, a piedi e senza risorse. “Forse sarei andato in Superbike - ha detto -. Di sicuro non avrei smesso di correre in moto perché è l’unica cosa che volevo fare”. Mentre l’unica cosa che vuole fare adesso è vincere il mondiale, magari chiudendo prima possibile la partita e prendendosi il record di più giovane dell’era moderna: “Non ho avuto pressioni per tutto l'anno e le cose sono andate bene - ha concluso lo spagnolo - Quindi lasciamo che la vita faccia ciò che vuole. Se vinco a Misano 2, bene. Se vinco in America, bene. Portimao, Valencia... Qualunque cosa. L'obiettivo alla fine è essere campione del mondo, non importa quando. Se sarà, vedremo”.